La Musica da dote e passione è diventata una professione per Giulio Andreetta, laureato in Musicologia all'Università degli Studi di Padova

La Musica come professione: intervista al nostro Alumno e pianista Giulio Andreetta

11 Aprile 2017 Associazione Alumni_admin Categories news

In questa intervista vogliamo condividere la storia di Giulio Andreeta, alumno e pianista di professione, laureato in Musicologia a Padova con 110 e lode. La storia di Giulio è caratterizzata da un percorso formativo e professionale all’insegna della Musica, una passione che può diventare una professione. In questa intervista abbiamo voluto conoscere e condividere l’esperienza di Giulio, considerandola un esempio per tutti coloro che come lui desiderano trasformare la Musica in una Professione.

Chi è Giulio Andreetta?

Giulio Andreeta è un pianista di professione di successo, laureato in Musicologia all’Università di Padova con 110 e lode. Un percorso formativo all’insegna della musica e di risultati eccelsi, la lode e importanti maestri sono con lui protagonisti del suo curriculum studiorum, dal Conservatorio “Cesare Pollini” di Padova, sotto la guida del maestro Franco Angeleri, al diploma di biennio accademico di secondo livello al Conservatorio “Arrigo Pedrollo” di Vicenza, sotto la guida del maestro Riccardo Zadra. Ha studiato con pianisti affermati a livello internazionale, tra cui Alexander Madzar, Wolfram Schmitt-Leonardy e Benedetto Lupo, e ha suonato in qualità sia di solista per enti concertistici di prestigio internazionale come Amici della musica di Padova, Società Veneziana dei Concerti (Teatro la Fenice), Amici della musica di Ferrara, Serate Musicali di Milano, Teatro Comunale di Vicenza. Inoltre è stato premiato in vari concorsi pianistici nazionali e internazionali, tra i quali, il primo premio assoluto al Concorso Internazionale “Andrea Baldi” di Bologna (2013) e la presentazione di alcuni lavori alla Conferenza Mondiale del Pianoforte tenutasi a Novi Sad (Serbia) nel Luglio 2015. Giulio è anche attivo nel campo della composizione di colonne sonore per film, e teatro. Nel 2013 ha composto le musiche per il filmcorto “La lezione del Maestro“, diretto da Diego D. Dimattia, selezionato al concorso cinematografico “David di Donatello” edizione 2013 e alla “Venice Film Meeting”, nel corso delle giornate della Biennale Cinema 2013. Alcune composizioni per pianoforte di Giulio sono state recentemente pubblicate dall’editore Armelin-Zanibon di Padova.

Giulio Andreetta: l’intervista

#Ciao Giulio e grazie dell’intervista. Iniziamo parlando di te, il nostro Alumno laureato in Musicologia all’Università degli Studi di Padova. Ci racconti il tuo percorso di studio e professionale e come gli studi universitari ti hanno aiutato a diventare il professionista che sei oggi?

Gli studi universitari sono stati di fondamentale importanza. In particolar modo la ricerca sull’avanguardia minimalista che ho iniziato con la tesi. All’epoca non ero del tutto consapevole di quali fossero per me le conseguenze del cammino che avevo intrapreso, solo successivamente ho capito che un approccio rigoroso alla conoscenza dei meccanismi linguistici propri della semiotica poteva seriamente gettare luce anche sulla mia attività di interprete e compositore. Il minimalismo si colloca nell’universo musicale in modo estremamente particolare e specifico. Non è possibile parlare di un forte significato musicale in relazione al minimalismo, lo stesso Luciano Berio, con un’intuizione geniale, parlava di “indigenza semantica” di questo stile compositivo. Sono fermamente convinto che il ruolo della musica sia quello di andare oltre i significati che comunemente sono associati alle parole: il minimalismo, in questo senso, ha aperto una breccia rivoluzionaria nel modo di far musica. La musica, almeno quella migliore, dovrebbe avere questo anelito verso l’Inesprimibile, verso l’Incomunicabile, verso un Altrove non meglio definito. Perciò come musicista tendo ad eliminare ogni elemento razionalmente preordinato, e tendo ad assumere una posizione espressiva che mi consenta di sperimentare ogni momento dell’esecuzione come nuovo, anche a costo di andare incontro agli ostacoli che ciò comporta. Essere pronti ad accettare l’imprevisto è secondo me un atto di grande umiltà. Tutto ciò, preciso sempre a livello intuitivo e non razionale, ha iniziato a sedimentarsi proprio quando mi preparavo a stendere la tesi di laurea, quindi ricordo quel momento con una particolare nostalgia.

#Per te la musica è ispirazione o sperimentazione? È metodo o dote? In pratica come nasce la tua musica?

La sperimentazione fine a se stessa non mi interessa più di tanto. Nel mio caso ho riscontrato che ho fatto le cose migliori quando non ero del tutto presente a me stesso, quando perdevo un po’ le coordinate per intenderci… Penso che un po’ di follia nel momento della creazione artistica non guasti… Assolutamente, dunque, non penso “a chi” quell’opera è destinata, non mi pongo il problema del pubblico che mi verrà a sentire, o il problema del livello qualitativo di quello che faccio. Tutte queste cose o spariscono (e me lo auguro) o comunque passano in secondo piano. Inoltre cerco di non pormi mai obiettivi a lungo termine, assaporo più il momento creativo in se stesso, tento a non proiettarmi in un futuro remoto o vicino. Tento di pensare il meno possibile a me stesso e accetto gli ostacoli che di volta in volta mi si possono presentare e le ferite che essi possono provocarmi.

#Cosa vuoi dire quando affermi che hai voluto allargare i tuoi orizzonti sulla “musica dell’oggi”?

Questo credo abbia a che fare con il mio interesse per la composizione. Nei miei concerti metto sempre qualche brano di mia composizione, in modo che accanto ai grandi geni del passato possa comparire anche una traccia del mio tempo. E questa è un’epoca estremamente complessa e stratificata, l’orizzonte metafisico che, nel bene o nel male aveva guidato l’umanità per millenni, ormai è definitivamente tramontato, tuttavia mi piace riproporre l’idea, nei miei concerti, di un’estetica del sacro. La prosa della vita quotidiana forse ci ha fatto dimenticare la sacralità della manifestazione artistica? Oggi si va in un supermercato e volenti o nolenti si ascolta della musica, si va su internet e subito si può ascoltare quello che si vuole… Siamo sicuri che sia solo un bene? Bisognerebbe forse recuperare la sacralità dell’evento dal vivo, che diventa evento irripetibile e che lascia tracce profonde nello spettatore? Io credo di sì… e questo naturalmente vale sia per il pubblico che per gli artisti.

#Quali sono i progetti musicali che ti stanno coinvolgendo in questo momento?

Ne approfitto per dire che il 28 Aprile suonerò a Peschiera, nella sala della Biblioteca civica. Il 30 Aprile suonerò a Vittorio Veneto, al castello di Serravalle. A maggio sarò invece a Piazzola sul Brenta. Sto pubblicando due lavori orchestrali di ampia durata, che spero quanto prima di portare ad esecuzione, uno sul mito di Antigone, uno sulla I guerra mondiale.

#Dove ti immagini tra 10 anni? e inoltre come vedi evolvere la musica e nello specifico la tua musica?

 

Bella domanda, ma non saprei veramente. Dieci anni sono veramente un orizzonte di tempo estremamente vasto. Inoltre, per le ragioni dette in precedenza, tendo a pormi pochi obiettivi a lungo termine, in un certo senso navigo a vista. Spero di trovare la forza di continuare a lavorare, a comporre, a suonare, a scrivere, qualunque cosa succeda.

#I tuoi consigli per gli studenti che vogliono intraprendere una carriera simile alla tua?

Metterei al primo posto l’umiltà. Bisogna essere disposti quotidianamente a studiare (non solo lo strumento musicale) leggere libri, rimanere informati sull’ambiente in cui si naviga e interessarsi non solo al proprio contesto lavorativo. In secondo luogo credo che si debba realmente seguire il proprio cammino, Nietzsche avrebbe detto “diventare quello che si è”, anche a prezzo di essere impopolari, considerando gli eventuali insuccessi e le delusioni non come qualcosa da rimuovere o nascondere, ma al contrario come parte del proprio percorso.

 

Grazie a Giulio che con la tua testimonianza ci dimostri che la Musica è una dote, una passione e una professione dove impegno, studio, creatività e innovazione sono essenziali per crearsi un futuro all’insegna della propria colonna sonora!

 

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