
Andreoli Vittorino
Psichiatra e scrittore | Luglio 2016
Laurea in Medicina e Chirurgia
Il mio percorso ha avuto un imprinting importante all’Università di Padova, grazie all’esempio di professori d’eccellenza, primo fra tutti il prof. Massimo Aloisi – docente di patologia generale –, che hanno instillato in me il gusto della ricerca. Già dagli inizi il mio interesse era rivolto verso i disturbi della mente, ma ho scelto di partire dal cervello e questo ha dato una svolta importante al mio approccio scientifico, che mi ha portato prima a Padova, poi a Milano, Cambridge (UK), New York (Cornell Medical College) e Harvard: i grandi laboratori sperimentali. E devo dire che in ogni ateneo in cui sono stato il fatto di essere laureato a Padova è sempre stato un ottimo biglietto da visita, perché sinonimo di tradizione storica, di rigore scientifico e di preparazione eccellente.
Poi, personalmente, l’Università è stata metafora e simbolo di una metamorfosi importante nella mia storia personale: per me è stata una frontiera, perché sono stato il primo della famiglia a intraprendere un percorso accademico. Questo aspetto ha sempre significato anche un grande impegno e una sfida da parte mia. Ricordo bene, infatti, quei momenti di trepidazione quando la commissione si ritirava in consiglio dopo ogni esame per decidere l’esito della prova: era un momento carico di sensazioni in cui si concentravano timori, ansia, dubbi che venivano sciolti dal voto, per fortuna sempre ottimo (da “secchione”). Erano, tuttavia, tempi diversi rispetto a oggi. L’Università era una porta aperta sul futuro. Anzi, allora un futuro esisteva, era possibile. Una volta laureato il problema non era avere una strada, ma sceglierne una fra le tante disponibili. Questa apertura era qualcosa che fortificava, aumentava la stima di sé e la capacità di affrontare le sfide professionali con uno spirito positivo. Oggi forse questa fiducia manca, ma perché è il mondo che ha ristretto gli orizzonti.
E in questo senso l’Associazione Alumni può fare molto. Viviamo in un’epoca, dove è facile collegarsi grazie a internet: qui si possono attivare emozioni, ma è molto difficile costruire relazioni, stabilire legami, che sono le uniche cose che possono toglierci dalla solitudine e dall’isolamento. Per questo un’associazione Alumni può essere un catalizzatore di eventi, diventare un consesso di appartenenza e non di potere, in grado di attrarre e mettere in relazione le persone in modo vivo e fecondo. Importanti sono quindi gli esempi di Alumni eccellenti che possono essere dei riferimenti per i più giovani. Ma anche questi ultimi possono – e devono – avere l’ardire di chiedere un consiglio, di confrontarsi, di crescere. Insomma, devono cadere le barriere fra le generazioni perché ciò che conta è il fare parte, l’appartenere a una grande università che ha avuto esempi eccellenti in passato ma che continua anche oggi a essere un punto di riferimento nel mondo.
22 Febbraio 2016