Ricercatori padovani scoprono la proteina BRD4, il “doping” del cancro

6 Novembre 2018 Associazione Alumni_admin Categories bacheca

Sulla rivista scientifica Nature Medicine, una delle più importanti in ambito biomedico, è stato pubblicato un articolo firmato da un’equipe di ricercatori padovani guidata dal professor Stefano Piccolo, Docente del Dipartimento di Medicina Molecolare dell’Università di Padova e direttore del programma Biologia dei tessuti e tumorogenesi all’IFOM (Istituto FIRC di Oncologia Molecolare) di Milano.L’articolo è stato per oltre due settimane al primo posto fra i più letti. La pubblicazione si riferisce ai risultati della loro ricerca, sostenuta dall’AIRC, in particolare all’identificazione della proteina BRD4, responsabile dell’iperattività delle cellule tumorali, e di nuove potenziali strategie nella lotta contro il cancro focalizzati sull’analisi e sulla ricerca di nuovi farmaci sperimentali.

Conoscere cosa differenzia la cellula tumorale da quella sana è il focus su cui si basano la gran parte dei progetti di ricerca focalizzati su un importante obiettivo: vincere il cancro!

Il cancro infatti è una malattia che favorisce alterazioni delle cellule che le rendono capaci di acquisire comportamenti “fuori controllo” e che esulano dalle normale fisiologia cellulare. Le cellule in particolare sviluppano stati alterati, iperattivi, irrispettosi dei tessuti che le ospitano. Sembrerebbero quasi sotto l’effetto di “doping”, come se avessero acquisito “superpoteri” che permettono loro di superare i “limiti” di una cellula sana. Le cellule a causa della malattia infatti passano ad uno stato di costante crescita, oltrepassano i confini di “buon vicinato” con le cellule adiacenti e sono in grado di eludere i meccanismi di controllo che potrebbero bloccarle o eliminarle.

Capire i meccanismi che differenziano le cellule normali da quelle tumorali è un obiettivo che il Prof. Piccolo e il suo team di ricercatori perseguono da tempo. Il Prof. Piccolo spiega «Per andare alle radici del cancro abbiamo dovuto scavare nei meccanismi fondamentali che normalmente fanno funzionare le cellule normali, e da lì fare i confronti, capire cosa c’era di storto, quali interruttori erano saltati e quali erano invece accesi in modo aberrante.»

Per fare questo sono partiti da conoscenze precedenti. Il gruppo di Stefano Piccolo infatti studiava già da anni due geni molto simili tra loro, YAP e TAZ. Tali geni si distinguono per essere particolarmente attivi in molti tumori che colpiscono diversi organi e sembravano rispondere perfettamente all’identikit del fattore “dopante” per le cellule del cancro. Inoltre si sarebbe evidenziato che inattivare tali geni non solo non alterava il tessuto sano, ma addirittura lo rendeva refrattario allo sviluppo del cancro. «Una scoperta interessante, – spiega Michelangelo Cordenonsi, cofirmatario assieme a Piccolo dell’articolo – peccato che sia impossibile, a oggi, generare dei farmaci capaci di colpire proteine come YAP e TAZ. Per aggirare questo problema abbiamo capito che dovevamo studiare i meccanismi intimi del funzionamento di YAP e TAZ, entrando nel nucleo, dove YAP e TAZ controllano una parte dell’informazione genetica. Dovevamo fotografare, per così dire, l’intero genoma delle cellule tumorali per scoprire dove YAP e TAZ operano, attivando la sintesi di una serie di proteine che possono rendere tumorale una cellula sana»

La ricerca dei ricercatori Padovani sembrerebbe però aprire nuove prospettive non solo nella comprensione dei meccanismi alla base dello sviluppo dei tumori ma anche nella ricerca e nello studio di nuovi farmaci antitumorali. Gli studiosi hanno infatti scoperto che YAP e TAZ si associano a un’altra proteina, BRD4, essenziale a questi effetti dopanti. Hanno poi evidenziato che è possibile colpire BRD4 attraverso dei farmaci sperimentali, individuando le potenziale di una nuova ed efficace strategia da seguire per combattere il cancro ed in particolare alcune forme resistenti ai farmaci. «Purtroppo i farmaci contro BRD4 sono ancora in fase sperimentale negli esseri umani e non se ne conoscono ancora per intero i possibili effetti tossici» avverte Piccolo. Tali risultati però indicano una strada innovativa che, se combinata ad altri trattamenti, promette importanti sviluppi in ambito terapeutico.

Riferimenti articolo:

Zanconato, F., Battilana, G., Forcato, M., Filippi, L., Azzolin, L., Manfrin, A., … & Lejeune, P. (2018). Transcriptional addiction in cancer cells is mediated by YAP/TAZ through BRD4. Nature medicine, 1.
https://www.nature.com/articles/s41591-018-0158-8

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