Coltivare le competenze
La direzione verso cui si evolve la formazione accademica, le trasformazioni del mercato del lavoro, le novità offerte dall’Ateneo di Padova.
Se la job demand si evolve, è anche chiaro che cambiano le competenze richieste: di questo e molto altro si è parlato venerdì 17 Maggio 2019 all’evento divulgativo “Università e nuove competenze trasversali“, organizzato dall’Associazione Alumni e dal Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università degli Studi di Padova, occasione di riflessione sulle nuove skills e momento proficuo per presentare le novità e i progetti più ambiziosi dell’Università degli Studi di Padova.
Competenze trasversali, Formula SAE e Open Badge: di cosa si tratta?
COMPETENZE TRASVERSALI: ECCO DI COSA PARLIAMO
Non bastano più le hard skills, non basta più semplicemente ciò che viene appreso sui libri e durante la formazione accademica. Quello delle competenze trasversali è oggi un tema sempre più affrontato in ambito universitario, sottolineando che non servono solo le competenze tecniche per entrare nel mondo del lavoro; al centro ci sono best practices e capacità trasversali a più professioni, che accomunano ingegneri, psicologi, manager, comunicatori. Le competenze trasversali indicano quanto il Capitale Umano sia sempre più al centro nel mondo del lavoro.
Come sottolinea Martina Gianecchini, professore associato di Organizzazione Aziendale dell’Università degli Studi di Padova, sono l’adattabilità, l’agilità, la flessibilità le soft skills necessarie a stare nel mondo del lavoro, ed esse si possono apprendere solo nella pratica: l’esperienza a volte vale più di un buon voto.
“Racconto sempre ai miei studenti che vale più il cv di uno studente che non si è laureato in regola ma ha fatto tante esperienze professionali, rispetto a quello di uno studente modello”.
Così la Gianecchini introduce la tavola rotonda che riunisce i punti di vista di numerosi relatori, con esperienze e formazioni diverse. L’apprendimento deve seguire il modello 70-20-10, sottolinea Ilaria Agosta, Vicepresidente AIDP Triveneto, e cioè apprendere al 10% sui libri, al 20% osservando ma ben al 70% operando concretamente. Solo con la pratica percepiamo l’utilità di softs skills fondamentali, come lo è, secondo Raffaella Caprioglio, Alumna, Presidente Umana S.p.A e delegata alle Relazioni Industriali di Confindustria Veneto, la flessibilità, centrale nei termini di un adattamento continuo al cambiamento di ruolo e al reskilling. Del resto, stare nel mondo del lavoro significa adattarsi ai nuovi contesti, ma anche ai nuovi problemi: trovare continuamente nuove risposte a situazioni problematiche sempre nuove.
Continua l’intervento Fulvio Lo Conte, R&D Competence Director presso Carraro S.p.A, il quale evidenzia un’altra competenza trasversale centrale: la capacità di rispettare i ruoli di tutti, nella relazione, nell’ascolto, con una costante attenzione al contesto in cui si è immersi e all’obiettivo che si vuole raggiungere. Il Capitale Umano al centro. Lo Conte sottolinea anche la collaborazione proficua di Carraro S.p.A. con l’Università di Padova; enfatizza la centralità dell’Ateneo Patavino nel proprio bagaglio esperienziale anche l’Alumna Alessia Apollonia, di Anpal Servizi S.p.A:
Sempre più importante è che il mondo accademico presti attenzione a cosa c’è dopo la laurea, alla Terza Missione e alla ricerca, oltre che alle possibilità lavorative che gli studenti possono avere; particolare attenzione è data all’utilità dei test TECO da somministrare durante la carriera accademica (per migliorare la performance universitaria), accanto all’endorsement da parte del mondo universitario di attività di orientamento e facilitazione a tirocini
Vengono citati tanti progetti di orientamento, tra cui progetti quali Fixo (Scuola&Lavoro) e CHEER.
E’ chiaro che parlando di competenze trasversali nel mondo del lavoro si fa riferimento a una pluralità di definizioni e di capacità richieste: se si volessero semplificarli, basterebbe sottolineare il ruolo che lo studio e le relazioni umane ogni giorno giocano nel mondo lavorativo. Come sottolinea la stessa Ilaria Agosta:
Bisogna imparare ad imparare, continuamente, ma anche imparare a disimparare […] bisogna rinunciare alle vecchie abitudini per potersi aggiornare, come base dell’employability.
GLI OPEN BADGE: COSA SONO?
Nel mare di queste competenze necessarie e spendibili nel mercato del lavoro, diventa sempre più fondamentale certificare le skills acquisite. Questo è ciò a cui servono gli Open Badge, altro tema centrale dell’incontro. L’intervento della professoressa Daniela Mapelli, Prorettrice alla Didattica dell’Università degli Studi di Padova, serve a chiarire tutti i dubbi relativi a questa importante novità del mondo accademico e lavorativo:
Gli Open Badge sono attestati digitali a cui vengono allegate informazioni aggiuntive che indicano le competenze acquisite dagli studenti durante il percorso formativo universitario.
Questo attestato può diventare parte integrante del CV personale di uno studente, ed è allegabile ai profili social. Gli Open Badge sono riconosciuti a livello internazionale e sono rilasciati in duplice lingua: nella coccarda digitale che li contraddistingue ci sono tutti i meta-dati necessari a descrivere le competenze acquisite. L’Università di Padova rilascia Open Badge per titoli formali quali la laurea con voto espresso in percentili rispetto alla propria coorte di riferimento; permette inoltre di certificare il diploma di laurea in modalità blockchain senza necessità di cartaceo o di traduzione. Ma gli Open Badge vengono emessi anche per attività extracurricolari, che spaziano dalle nuove tecnologie nell’insegnamento e nella didattica innovativa (come i MOOC) alle competenze linguistiche (le certificazioni del Centro Linguistico di Ateneo sono tra questi) fino, appunto, alle competenze trasversali.
Numerosi progetti d’Ateneo sono certificati con gli Open Badge. Il progetto Formula SAE è uno di questi.
RACE UP: UNA STORIA DI SUCCESSO
Reclutare i migliori studenti, lavorare per un totale di quasi 800 ore annue, costruire una vettura da corsa partendo da zero: questo l’obiettivo di Race Up, il team dell’Università di Padova che concorre da anni all’interno del progetto Formula SAE, competizione universitaria che prevede la progettazione di macchine da corsa. Annualmente viene scelto un team vincente, sulla base di una valutazione mista tra prove statiche e dinamiche. Vengono cioè valutati: design, business plan e cost analisys, oltre che velocità e accelerazione della vettura.
La presentazione annuale delle vetture progettate dai ragazzi è, come sottolinea Giovanni Meneghetti, Responsabile scientifico del progetto Formula SAE presso l’Università di Padova, un’importante occasione di recruiting per le più grandi aziende internazionali: quale evento migliore per trovare studenti preparati e così motivati da investire 800 ore all’anno a titolo gratuito? Sottolinea Meneghetti:
Ogni anno, tra Settembre e Ottobre si tiene la fase di recruiting, per selezionare i migliori 70 studenti; oggi in aula ce ne sono solo una cinquantina: gli altri sono operativi sul campo, lavorano alla vettura che concorrerà alla prossima competizione, imminente.
Race Up diventa l’esempio calzante della commistione necessaria di competenze, trasversali a tutti i settori: nel team non ci sono solo futuri ingegneri, ma anche studenti di Economia, Lettere. E ulteriore insegnamento, lasciato durante la tavola rotonda nelle parole di Chiara Vilnai , giovanissima Responsabile Business & Marketing del RaceUp Team, è che l’esperienza professionale va costruita fin dalla formazione accademica, così come va sviluppata fin da subito la capacità di collaborare con studenti proveniente da background diversi.
La crescita, la novità, il miglioramento passano attraverso la contaminazioni delle professioni: calzante è il racconto di Paolo Aversa, professore associato presso la Cass Business School University di Londra (e oggi, Giudice di Formula SAE) e di Marco Piovesan, Key Account Manager presso Persico S.p.A., Alumni e sopratutto entrambi membri del Race Up Team durante la loro carriera accademica. Scherzando, raccontano che se non ci fossero stati studenti di economia all’interno del RaceUp Team il logo, ad oggi, sarebbe stata la caricatura di un membro del team. Come sottolinea Aversa:
Non è detto che un buon tecnico sia anche un buon manager. La loro esperienza all’interno di Formula SAE descrive il senso di Race Up: un progetto innanzitutto interdisciplinare, dove le competenze si intrecciano in un risultato finale complesso, ricco e trasversale. Non la vettura, ma il Team migliore è quello che vince la competizione finale.
Internazionalità, capacità di leadership, proattività, team playing, positive thinking: queste e moltissime altre le competenze trasversali che si apprendono con l’esperienza di Race Up, secondo Piovesan, ma anche gestione dei conflitti, resilienza, capacità di problem solving, tutte soft skills che sono, per Piovesan e Aversa, vere e proprie eredità del progetto Race Up.
Massimo Guglielmi, direttore del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Padova, sottolinea come l’Ateneo e il Dipartimento stesso offrano molte opportunità di questo tipo, illustrando i progetti di cui Formula SAE è l’apripista. La professoressa Mapelli esplicita anche il forte legame dell’Università con il mondo delle imprese: ecco perchè uno degli obiettivi dell’Università è certificare le soft skills attraverso strumenti innovativi, quali appunto gli Open Badge, e favorire così un più efficace inserimento lavorativo dei laureati.
La prospettiva aziendale è quella del continuo cambiamento: cambiare è migliorare. In Giappone lo chiamano Kaizen, unica parola per “cambiamento e miglioramento”
Questo il messaggio di Eros Saretta, General Manager di OZ S.p.A, azienda leader nella produzione di cerchi in lega, nonché in stretta intesa e collaborazione con i protagonisti del Progetto Formua SAE di cui OZ è main sponsor. Saretta non descrive solo la politica aziendale di OZ ma esplicita quella che è ormai la nuova prospettiva dell’apprendimento e della formazione aziendale.
In un mercato rapido, per migliorare bisogna cambiare.
Fotografie: Jacopo Pregnolato
Materiale consultabile:
Progetto Formula SAE: presentazione Prof. Giovanni Meneghetti, Responsabile Scientifico del progetto Formula SAE, Università degli Studi di Padova
Rassegna Stampa: