L’Università di Padova è al servizio della popolazione italiana: è a Padova che è stato sviluppato il test che in sole tre ore ci permette di rilevare la presenza del Coronavirus nell’organismo umano, ed è qui che sono stati messi in campo protocolli medici e di trattamento che rendono la Regione, nonostante il focolaio di Vo’ Euganeo, una delle più reattive a livello nazionale nel contrasto all’epidemia.

Nonostante il lavoro quotidiano di medici, infermieri, tecnici di laboratorio e di tutto il personale sanitario della Scuola di Medicina e Chirurgia e dell’Azienda Ospedaliera Universitaria, quanto mai prezioso e necessario, il contrasto dell’epidemia non può basarsi solo sull’intervento medico: affrontare efficacemente l’emergenza richiede un serrato lavoro di ricerca e uno sforzo interdisciplinare a trecentosessanta gradi.

Solo con la ricerca potremo capire appieno i comportamenti e le modalità di trasmissione del virus, le sue peculiarità e i suoi meccanismi di azione, così da poter sviluppare farmaci efficaci e un vaccino che ne argini la diffusione; ma anche progettare la strumentazione necessaria a diagnosi e terapia, sostenerne la produzione e il rifornimento in condizioni di rallentamento del comparto industriale, sostenere psicologicamente i parenti dei malati e delle vittime, ripensare l’economia usuale in un diverso contesto.

Qui si vede il punto di forza di un Ateneo generalista come quello di Padova, capace di mettere in campo le molteplici professionalità e specializzazioni necessarie – dalla biostatistica alla farmaceutica, dalla psicologia all’ingegneria, fino all’economia -, coniugando intervento sul campo e ricerca avanzata in uno sforzo coordinato.

L’Ateneo ha istituito un apposito sito per promuovere la diffusione di informazioni verificate sull’emergenza sanitaria e per raccogliere fondi per progetti di ricerca di ogni Scuola e Dipartimento: ce lo spiega in questa intervista il professor Stefano Merigliano, Presidente della Scuola di Medicina e Chirurgia dell’Università di Padova.

Gli Alumni possono fare la differenza

Come afferma il professor Merigliano, “questa non è un’emergenza, è una maratona a lungo termine, su scala globale“:

Le misure dispiegate per salvaguardare la salute e le vite di milioni di persone sul lungo periodo peseranno sull’economia del Paese e sulla capacità dell’Università di svolgere il proprio lavoro, rendendo  allo stesso tempo necessario reperire le risorse per la continuazione del funzionamento di clinica, didattica e ricerca.

Per questo l’Università ha aperto una propria campagna di raccolta fondi, da destinarsi con criteri di trasparenza e tracciabilità ai molteplici progetti avviati a fronte dell’emergenza COVID-19: una garanzia di destinazione limpida, efficace ed efficiente delle risorse, da parte di un’istituzione che brilla come eccellenza scientifica e che porta avanti una lotta su tutti i fronti al Coronavirus.