“Da soli si va veloci, ma non si va lontano”. Intervista a Matteo Albrizio, Co-founder di Gamindo e Forbes Leader Under30

31 Marzo 2020 Associazione Alumni_admin Categories Interviste Ingegneria, news
Matteo Albrizio, classe 1991, è stato inserito con il socio Nicolò Santin nella lista Forbes dei Giovani Leader Under 30 italiani. Insieme, i due hanno fondato la piattaforma Gamindo, startup del settore dell’online gaming che registra una forte crescita. Matteo è stato studente di ingegneria aerospaziale a Padova: con lui parliamo del suo percorso di crescita da Unipd fino alla Silicon Valley e di come dei giochi possano aiutare la società.

Parlaci del progetto che ti ha fatto inserire nella lista Forbes Italia dei giovani leader under 30…

Gamindo è una piattaforma mobile che nasce con l’obiettivo di permettere alle persone di donare gratuitamente alle organizzazioni non profit giocando a dei videogiochi brandizzati. In pratica, le aziende ci chiedono di sviluppare dei videogiochi fatti su misura per loro. Dopodiché, per poterli caricare su Gamindo, devono versare una determinata somma di denaro che viene trasformata in gettoni all’interno dell’app. A questo punto i singoli utenti, dopo aver giocato ai vari giochi, raccolgono questi gettoni virtuali e successivamente decidono a quali associazioni benefiche destinarli. In questo modo le aziende ci guadagnano in termini di Corporate Sociale Responsability e gli utenti sanno che giocando sulla nostra piattaforma, oltre a divertirsi, possono fare del bene”.

Gamindo permette agli utenti di donare in beneficinza divertendosi

Per me è stato fin da subito molto importante fondare una startup che fosse al contempo innovativa e aiutasse gli altri, ed è una strategia che sta pagando: le aziende, ma anche gli utenti, sono entusiasti della possibilità che dà Gamindo di “fare del bene” mentre si gioca. Oltre a ciò, ovviamente, abbiamo un riscontro molto positivo dagli utenti, ci dicono che i nostri giochi sono fatti bene, che piacciono.

Il modello di business sta funzionando, e dopo un primo consolidamento siamo pronti ad aggredire le possibilità del mercato estero: fortunatamente, anche se prendere il “via” è difficile a causa del gran numero di app che vengono scaricate e create ogni giorno, Gamindo sta andando bene.

Hai fondato una startup nel settore dei videogiochi, nonostante tu abbia studiato ingegneria aerospaziale: il tuo percorso, insomma, non è stato così lineare… Come sei passato dai veicoli spaziali alle piattaforme di gaming online?

In realtà, il mio percorso di studi non è stato lineare nemmeno a ingegneria! Sono venuto a Padova per iscrivermi alla triennale, ho trascorso uno dei periodi più belli della mia vita e portato con successo a termine gli studi… dopo la laurea triennale mi sono però ritrovato in un periodo di vita carico di grandi cambiamenti personali.

Sull’onda del momento, mi sono iscritto a medicina credendo che fosse un percorso più in linea con i miei desideri, ma ho presto capito che non faceva per me, così sono tornato a ingegneria. Non lo considero un incidente di percorso: l’anno a medicina mi ha insegnato un modo diverso di fare scienza, e mi ha permesso di conoscere persone diverse da quelle che frequentavo solitamente. Quell’anno mi ha arricchito in termini di mentalità e contatti!

I due soci fondatori di Gamindo, Matteo Albrizio, a sinistra, e Nicolò Santin, a destra, durante il soggiorno nella West Coast

Ho cominciato quindi la magistrale in Ingegneria Aerospaziale e, presa la laurea, ho trovato lavoro come ingegnere in un’azienda metalmeccanica di Vicenza: avevo una mia tranquillità, un buono stipendio, ero bravo nel mio lavoro e con i colleghi mi trovavo bene. Andava tutto bene, eppure qualcosa non quadrava… Lavoravo per far crescere l’azienda, ma dentro di me si faceva spazio il desiderio di far nascere e crescere un progetto tutto mio.

Hai quindi capito che volevi fondare una startup… Qual è stata la scintilla che ha innescato la tua avventura? Quali sono state le difficoltà che hai incontrato e le risorse su cui hai potuto contare?

È così che ho iniziato a guardarmi intorno, finché non è arrivata la svolta: ho letto casualmente la tesi di laurea di Nicolò, il mio attuale socio in Gamindo, che mi è piaciuta moltissimo. Ho pensato subito di contattarlo, perché avevo le conoscenze tecniche che potevano rendere concreto il suo progetto, e abbiamo scoperto di essere sulla stessa lunghezza d’onda.

Mentre ancora lavoravo in azienda, studiavo programmazione la sera, e insieme a Nicolò abbiamo partecipato a competizioni per startup e cercato i nostri collaboratori per far crescere il team. Abbiamo iniziato a collezionare vittorie, finché non siamo stati scelti per partecipare a Plug & Play, acceleratore d’impresa in Silicon Valley, e abbiamo ricevuto i fondi che hanno permesso a Gamindo di nascere.

Plug And Play Tech Center è uno dei più famosi acceleratori d’impresa a livello globale

Non è stato comunque un percorso in discesa: trovare investitori e collaboratori non è stato facile, ma in questo i contatti dell’Università si sono rivelati utili: le mie conoscenze fra gli ingegneri informatici mi hanno aiutato molto durante l’head hunting, permettendomi di capire esattamente di quali risorse avevamo bisogno… e proprie sulle risorse umane abbiamo puntato fin da subito. Scegliere il giusto team è fondamentaleda soli si va veloci, ma non si va lontano.

Cos’altro ti ha lasciato l’esperienza all’Università?

Studiare all’Università di Padova è stata un’esperienza formativa a trecentosessanta gradi! È stato il primo momento in cui ho imparato a vivere in autonomia, gestendo soldi, tempo, relazioni con i coinquilini, ma anche e soprattutto un’occasione per conoscere persone e mentalità diverse: mi è sempre piaciuto confrontarmi con ragazzi di tutti i corsi, ti apre davvero la mente.

Senz’altro, poi, è stato bello aver studiato ingegneria: mi ha fatto acquisire un modo di ragionare e affrontare i problemi che si è rivelato poi utile quando abbiamo dovuto mettere in piedi Gamindo.

Infine, ho potuto fare l’esperienza dell’Erasmus in Spagna, la più bella della mia vita. E non solo per il divertimento – che ovviamente c’era, ma per la possibilità di vivere in un contesto internazionale, circondato da ragazzi e ragazze da tutta Europa, diversi ma in fondo così simili fra di noi. A livello umano, mi ha cambiato per sempre.

In conclusione, cosa consigli agli studenti che vorrebbe sviluppare una propria idea?

Primo: provateci! Per me non è stato facile lasciare un lavoro sicuro e che mi piaceva per buttami nell’ignoto, ma ricordo chiaramente che, mentre ero in ufficio, continuavo a pensare a Gamindo. Così ho fatto il salto, e lo rifarei mille volte. E, soprattutto, lo rifarei anche se Gamindo dovesse fallire. Non dobbiamo avere paura del fallimento: senza il percorso che mi ha portato fin qui non mi sarei messo alla prova, non avrei fatto esperienze, e non sarei migliorato.

Secondo, fate l’Erasmus, perché quello che vi dà a livello umano e di competenze va ben oltre i crediti che potete fare o non fare mentre siete all’estero!

E, non ultimo, circondatevi sempre di persone migliori di voi. Solamente così avrete sempre la possibilità di imparare qualcosa di nuovo, e di migliorare a vostra volta.

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