“Sono da sempre malato di curiosità. Amo la complessità, che ho scoperto studiando gli ecosistemi naturali”. Intervista ad Enrico Del Sole, AD di Corvallis Holding

19 Maggio 2020 Associazione Alumni_admin Categories Interviste Agraria, news
Enrico del Sole si laurea a Padova in Scienze Agrarie, per vent’anni insegna Gestione Aziendale all’Università e poi fonda e dirige diverse società, fino a divenire Amministratore Delegato di Corvallis Holding, storica realtà nazionale nel settore ICT. Una carriera di transizioni tra poli convenzionalmente considerati opposti: da agronomo a tecnologo, da accademico a imprenditore. Quali competenze e valori sono alla base di una tale capacità di innovare e innovarsi?

La curiosità è l’elemento che ha caratterizzato tutta la mia vita e determinato buona parte delle scelte fatte: relazionali, professionali, culturali. Si tratta di una vera e propria “malattia” che mi ha portato a intraprendere percorsi anche molto diversi tra loro e apparentemente incompatibili.

In realtà è stata la mia formazione universitaria che mi ha insegnato ad apprezzare e affrontare i sistemi complessi, quali sono gli ecosistemi naturali. La parola ‘complesso’ trova la sua radice nel verbo latino complector che vuol dire abbracciare, comprendere, riunire sotto un solo pensiero. Questo sono io: un curioso, appassionato della complessità, sempre alla ricerca di connessioni tra i settori più diversi. Ma come le dicevo, è cominciato tutto all’Università.

Era il 1984, insegnavo a Padova, e il Presidente della Regione Veneto ci aveva posto un problema pratico: trovare un metodo per valutare il sistema forestale regionale in modo qualitativo oltre che quantitativo.

In quegli anni, le Regioni percepivano contributi dallo Stato esclusivamente sulla base della superficie boscata: per fare un esempio, il Veneto godeva di finanziamenti inferiori rispetto alla Liguria, poiché aveva minore superficie forestale. Questo sistema di valutazione, tuttavia, non prendeva in considerazione il fatto che le nostre foreste fossero di qualità notevolmente superiore, sia in termini di tipologia (le foreste del Cansiglio ne sono un esempio lampante) che di massa legnosa costituente.

Ero in contatto con la piccola università statale dell’Oregon (USA), nella cittadina di Corvallis, che teneva un corso sulle nuove tecnologie per l’analisi, la pianificazione e la salvaguardia delle risorse naturali rinnovabili (come sono, appunto, le foreste). A Corvallis ho scoperto tecnologie per me fino allora impensabili: software per il remote sensing territoriale, visualizzazione tramite immagini satellitari, plotter per la restituzione grafica, etc. Imparai tutto quello che c’era da imparare, importai strumenti e know-how e avviai i primi inventari forestali in Italia, utilizzando tecnologie inedite nel Paese e fondando la mia prima società.

Vista di Corvallis, Oregon (USA), nella Contea di Benton

In poco tempo, numerose Regioni ci chiamarono per inventariare i loro boschi e divenimmo rapidamente leader in Italia, con 40 dipendenti e oltre 4 miliardi di fatturato.

Dagli anni ’90 in poi, il mercato e l’Italia sono cambiati notevolmente, il settore pubblico si è completamente bloccato, e anche io mi sono dovuto reinventare attraverso esperienze imprenditoriali sempre nuove… che sono culminate nella mia attuale impresa, Corvallis Holding.

Lei è Vicepresidente di Assindustria Venetocentro, con delega alla ricerca, all’innovazione, e all’Università. Corvallis Holding è azienda partner di Unismart – Fondazione Università di Padova e Lei personalmente è Presidente dell’Associazione Amici dell’Università di Padova, a dimostrazione della fattiva e concreta integrazione tra mondo imprenditoriale e accademico. Qual è la Sua visione sul futuro dell’Università nello svolgimento della sua “terza missione”? Che linee strategiche di sviluppo intende dare all’Associazione Amici per gli anni a venire? Cosa c’è e cosa manca nel rapporto tra aziende e università?

Padova è città, ma è anche e soprattutto Università.

Quasi 800 anni di storia l’hanno resa famosa in tutto il mondo e oggi è tra i primi 200 atenei del pianeta. Di qui sono passati i più grandi scienziati e accademici, coloro che hanno avuto l’ingegno per cambiare le sorti dell’umanità. Ogni scelta di sviluppo industriale, di trasformazione territoriale, sociale, sanitario non può prescindere dal coinvolgimento dell’Università.

L’Università gioca un ruolo fondamentale: favorisce la nascita degli spin-off, forma i nuovi tecnici, i manager, gli esperti, trasferisce know-how alle imprese, brevetta ed è nodo di quell’ecosistema dell’innovazione che rappresenta la linfa vitale per riuscire a vincere le sfide del mercato globale.

Ora più che mai l’Università è un fattore strategico del cammino verso il futuro, come protagonista del cambiamento, come luogo dove affrontare le vere sfide per lo sviluppo sostenibile. Manca invece una cultura dell’innovazione da parte delle imprese perché il rapporto tra sistema industriale e Università possa esprimersi al meglio, e su questo fronte le territoriali di Confindustria stanno lavorando alacremente.

Per quanto riguarda l’Associazione Amici dell’Università di Padova, penso dovrà necessariamente allargare il parterre associativo dal comparto industriale a quelle imprese provenienti da altri settori, nonché ai liberi professionisti. A partire da questa ricchezza si può costituire un think tank in grado di elaborare con l’Università nuove visioni per il nostro futuro.

Membri dell'Associazione degli Amici dell'Università di Padova, oggi presieduta da Enrico del Sole, in riunione plenaria

L’emergenza sanitaria attuale – trovando molte aziende impreparate – ha sconvolto numerosi processi interni e imposto di adeguarsi a una nuova normalità digitale.. Siamo comunque appena all’inizio. Corvallis da sempre si occupa di automatizzare e snellire i processi delle imprese tramite le tecnologie ICT. Da imprenditore e confindustriale, quali sono i primi processi sui quali le imprese devono intervenire per recuperare efficienza e competitività?

Oggi le aziende che stanno soffrendo di meno sono proprio quelle che hanno creduto per prime ai vantaggi della digitalizzazione. Non potete immaginare con quanto scetticismo le imprese continuino a considerare una inutile perdita di tempo e di denaro la spesa nel digitale.

Nell’unico paese europeo dove il telelavoro sembrava non decollare mai, improvvisamente milioni di persone hanno incominciato a lavorare da casa. È l’inizio di un cammino imprevisto ma virtuoso, sul quale bisogna perseverare, potenziando le infrastrutture di rete e intervenendo sulle modalità di lavoro da casa. Portare il computer a casa non basta, bisogna lavorare sulla casa stessa e definire modelli organizzativi funzionali a questo cambiamento.

Lo smart working è un punto a favore della Rivoluzione 4.0, che si fonda sulla necessità di recuperare efficienza energetica. Ormai stiamo consumando tutte le risorse naturali rinnovabili e il 1° agosto 2018 è diventata una data memorabile: per la prima volta nella storia dell’uomo sono state esaurite tutte le materie prime prodotte dal pianeta nell’anno. Non penso si possa andare avanti con processi che volatilizzano oltre l’80% di energia per produrre un bene, digitalizzare le fabbriche è un passo obbligato per recuperare buona parte di quanto oggi inutilmente dissipato. O si entra in una logica di economia circolare, e chi riuscirà a farlo resterà sul mercato, o la fine è certa.

Corvallis sostiene il Premio di tesi di dottorato “Tullio Levi-Civita” che valorizza la ricerca applicativa nei settori della meccanica analitica, della geometria differenziale e dei problemi variazionali. Perché questa scelta?

La risposta sta proprio nella storia dell’articolo di Tullio Levi-Civita sulla teoria dei tensori: pubblicata nel 1900, rimase per anni inutilizzata, finché non venne impiegata da Einstein per correggere nel 1915 le sue equazioni gravitazionali.

Enrico Del Sole interviene all'evento "La matematica: bella e utile" del 28 marzo 2019, per presentare il Premio di Tesi di dottorato intitolato a Tullio Levi-Civita

Investire nella ricerca pura può non dare ritorni immediati. Alla lunga, però, paga, con conseguenze imprevedibili. Il premio lo consideriamo come stimolo per i giovani a percorrere studi matematici, il futuro avrà sempre più bisogno di queste professionalità. La partecipazione al bando è aperta ai dottori di ricerca da tutta Italia con una tesi negli ambiti descritti.

Il futuro prossimo ci riserva un mondo traboccante di dati, pervaso da flussi informativi e miliardi di oggetti che dialogano. Avremo bisogno di data scientist, esperti di machine learning, ingegneri della robotica, menti matematiche capaci di leggere il presente e intravvedere il futuro.

A Università e aziende spetta il compito di sostenere la formazione terziaria e colmare quella frattura tra domanda e offerta di lavoro che oggi rappresenta il maggiore ostacolo alla digitalizzazione del nostro Paese.

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