La Cappella degli Scrovegni e i Templari

30 Luglio 2020 Associazione Alumni_admin Categories news
Articolo di Maria Beatrice Autizi per Padova e il suo territorio

 

Monsignor Claudio Bellinati, già direttore dell’Archivio storico e della Biblioteca Capitolare di Padova, consulente ecclesiastico presso l’Unione Cattolica Artisti Italiani e membro della Commissione Diocesana di Arte Sacra e per i Beni Culturali della Chiesa, è famoso per le sue ricerche e gli scritti storico-artistici su chiese e monumenti del Veneto. Noto per la passione, la coerenza dimostrata negli studi e per l’accuratezza delle indagini che hanno portato alla scoperta di importanti documenti e testimonianze, monsignor Bellinati ha studiato in modo approfondito i santi padovani, in particolare santa Giustina e san Gregorio Barbarigo. Fine conoscitore di Francesco Petrarca e della sua residenza ad Arquà, ha fatto ricerche sugli edifici religiosi di Padova e sul Duomo di Montagnana. Nel 2014 ha inoltre ricostruito la storia e l’aspetto architettonico più antico della cattedrale di Padova nell’età di Giotto.

L’argomento che più l’ha appassionato negli ultimi decenni, però, è l’arte e la storia della Cappella degli Scrovegni. Si deve a lui l’atlante iconografico della cappella di Enrico Scrovegni, redatto nel 2003, ed è stato lui a studiare le molte reliquie conservate all’interno della cappella, grazie alle quali, nel ‘300, il piccolo edificio poteva concedere indulgenze come altre grandi chiese cittadine.

Una grande risonanza ha avuto l’ipotesi di monsignor Bellinati che la cappella, dipinta da Giotto, sia da collegare ai Templari. Non è facile accettare una simile affermazione per uno degli edifici simbolo dell’arte italiana, innanzitutto perché la storia dei Cavalieri del Tempio è stata oggetto di un’ingiusta damnatio memoriae dopo che l’ultimo gran maestro Jacques de Molay venne bruciato sul rogo a Parigi nel 1314, ma anche per l’alone di falsità che ancora circonda i nobili cavalieri medievali. Dei Templari, infatti, più che la vera storia sono note le leggende, le infondate accuse di eresia, di atti sacrileghi, di idolatria e altro. Ben diversa è la realtà storica.

I Templari erano cavalieri di grande fede, pronti a morire in nome di Cristo, monaci e combattenti, che osservavano i voti di povertà, castità e obbedienza secondo la regola dei canonici regolari. Essi avevano proprietà in tutta Europa e in Terrasanta, erano ricchi e potenti, inoltre rappresentavano una sorta di grande banca internazionale. Si potevano acquisire prestiti a Londra e restituirli a Parigi, avere denaro a Venezia e renderlo in Terrasanta. Nei primi anni del ’300, quando venne costruita la Cappella degli Scrovegni, Padova era una città molto frequentata dai Templari. Qui essi soggiornavano con i loro cavalli, si esercitavano nelle armi e attendevano il momento di trasferirsi a Venezia partendo dal Portello. Dalla città lagunare i cavalieri del Tempio si imbarcavano per la Terrasanta scortando anche i pellegrini che in loro avevano una valida difesa. In città il potente ordine cavalleresco possedeva case e proprietà, oltre alla chiesa di Santa Maria in Conio, con annesso convento, che si trovava in via Belzoni, dove oggi sorge la chiesa dell’Immacolata.

La chiesa dei Templari era stata eretta verso la metà del XII secolo nel borgo di Ognissanti, fuori le mura, sul tracciato Tempio di Padova, costruito pochi decenni dopo la nascita dell’ordine, era stato punto di riferimento per i pellegrini di passaggio in città e per chi partiva via mare da Venezia. I più antichi documenti che riguardano Santa Maria in Conio sono il testamento di Beatrice d’Este del 13 marzo 1165 dove, tra i lasciti a varie chiese e ospedali di Padova, si citava la donazione di un prezioso telo e di una tovaglia al Tempio di Santa Maria in Conio, e il testamento di un certo Gerardino che il 25 settembre 1174 lasciò 100 soldi alla casa del Tempio. Da Santa Maria in Conio dipendeva anche la mansio templare di Santa Maria di Bevadoro, al confine tra i territori padovano e vicentino.

Non lontano dal Portello si trova la Cappella degli Scrovegni, eretta dal ricchissimo banchiere padovano Enrico Scrovegni, che monsignor Claudio Bellinati collega, a ragion veduta, ai cavalieri del Tempio e dove, innegabilmente, molti sono i segni templari. Nonostante i numerosi studi che la riguardano, afferma monsignor Bellinati, molte domande sembravano non avere risposta. Perché i banchi sono disposti lateralmente e non guardano verso l’altare? Perché le grandi croci rosse sugli altari? Perché la particolare sequenza delle allegorie delle Virtù?

A dargli nuovi elementi sulla cappella è stato, alcuni anni fa, il riconoscimento del personaggio alla destra della porta […]


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