Luigi Dall’Igna, Alumno e General Manager di Ducati Corse: “Dall’Università talenti e persone eccezionali”
Incontriamo Luigi Dall’Igna via Zoom, non solo per l’attuale situazione sanitaria ma anche perché ci chiama dal Qatar, dove fervono i preparativi di Ducati in vista del Gran Premio che si svolgerà tra pochi giorni. Originario di Schio (VI), Luigi si laurea in ingegneria meccanica presso l’Università degli Studi di Padova nel 1991. La tesi riguarda il telaio monoscocca in carbonio di autovetture da corsa. Viene da pensare che la passione per i motori sia stata presente sin dall’infanzia.
Questo è solo parzialmente vero. Di certo da ragazzo guardavo le gare motociclistiche e di Formula 1 ma non sono mai stato un tifoso accanito. Quando mi sono laureato cercavo un’opportunità lavorativa che mi permettesse di imparare molto in poco tempo, e i reparti corse mi sembravano la palestra ideale!
In effetti mi immaginavo di lavorare in questo settore per un paio d’anni, vivendolo come una sorta di “master intensivo” dopo la laurea per poi uscirne e cercare un cosiddetto “lavoro serio”.
Eppure, le cose hanno preso una piega inaspettata, e sono trent’anni ormai che mi occupo di motori e competizioni. Il motivo? Questo lavoro mi ha dato tantissimo: è un mestiere molto appassionante, che ti permette di conoscere moltissime persone e professionisti, di girare letteralmente il mondo e di affrontare costantemente sfide nuove, senza smettere mai di imparare.
Ma per rispondere alla vostra domanda… ero e sono molto più appassionato di tecnologia che di corse.
Dal 2013 Direttore Generale di Ducati Corse, lei ha lavorato per marchi storici del mondo delle corse: Aprilia, Derbi, Piaggio. Negli anni ha portato a casa titoli costruttori e piloti e nel 2020 Ducati sotto la sua guida vince il titolo costruttori della MotoGP. Quale crede sia il suo tratto distintivo e che tipo di visione porta nelle organizzazioni in cui si inserisce?
Credo moltissimo nelle persone che fanno parte della mia squadra e il mio impegno è – ogni giorno – motivarle e indirizzarle verso un obiettivo preciso e condiviso. Sono una persona estremamente orientata al risultato e ho vissuto i vari reparti corse in cui ho operato come delle start-up.
La sfida quotidiana è sempre la stessa: portare in pista nella maniera più veloce possibile tutte le idee e le soluzioni nuove che il mio gruppo di lavoro riesce a generare e sviluppare
Come manager, cerco di far crescere e maturare le persone che lavorano con me: sono loro il motore dell’innovazione e va continuamente alimentato. Non ci sono metodologie particolari: le idee vengono sempre dalle persone ed è fondamentale stimolare il dialogo tra tutti i gruppi di lavoro ed aumentare il più possibile la conoscenza dei singoli su tutti gli argomenti di interesse.
Il mio team è composto per la quasi totalità da ingegneri, matematici e fisici, persone umanamente eccezionali, appassionate del loro lavoro, motivate ed estremamente competenti. Il livello di preparazione dei giovani che assumiamo dalle varie università italiane è elevatissimo.
Immagino che una squadra così preparata generi una moltitudine di idee altamente interessanti. Come scegliete quali sviluppare e quali invece lasciare nel cassetto?
Ha centrato senz’altro la fase più difficile di tutta l’attività di innovazione. Di idee ne nascono moltissime, ma la sfida per il gruppo è quella di selezionare quelle che si possono realizzare e che possono dare un maggior vantaggio nelle competizioni.
Devo dire che in passato era più difficile di adesso, disponevamo solo del nostro intuito per scegliere su quali soluzioni investire. Oggi è un po’ più semplice: algoritmi e calcolatori sempre più potenti ci permettono di realizzare simulazioni sempre più complesse, così possiamo avere indicazioni affidabili sull’impatto di una specifica modifica sulle prestazioni della moto.
C’è comunque un enorme lavoro di customizzazione sia degli algoritmi sia degli strumenti che utilizziamo per validarli. Tutto è infatti originariamente pensato per la ben più ricca e servita industria automobilistica. La moto, rispetto all’automobile, è un modello decisamente più complesso ed una grossa parte della nostra attività è dedicata allo sviluppo, al potenziamento e all’aggiornamento dei sistemi di simulazione.
Da veneto che ha studiato e lavorato in regione ma che ha una visione globale del mondo del lavoro, quali suggerimenti si sente di dare all’Università e agli Alumni per affrontare al meglio le sfide del domani?
Sicuramente ci troviamo in un periodo estremamente complesso, ma io credo che, nonostante tutto, il mercato del lavoro offra moltissime opportunità a chi sa coglierle. L’Unione Europea metterà a disposizione importanti finanziamenti per settori ad oggi trascurati, ma che possono essere un volano di rilancio delle industrie e dell’economia italiana.
Il mio appello per le Università è di farsi parte attiva del processo decisionale che porterà alla scelta della destinazione, e delle modalità di impiego di tali fondi. La politica ha dimostrato scarsa capacità quando si è trattato di identificare direttive strategiche e tecnologiche da seguire. Credo che l’Università possa avere un ruolo chiave nell’indirizzare sapientemente le scelte da fare.