“A Padova ho trovato un territorio pronto a cogliere sfide ambiziose”: intervista a Matteo Di Biagi, Direttore di Le Village di Crédite Agricole Triveneto

22 Dicembre 2021 Associazione Alumni_admin Categories Interviste Ingegneria, news
Alumnus dell’Università di Padova, con laurea e dottorato di ricerca in ingegneria gestionale, Matteo Di Biagi sviluppa una ventennale esperienza nel mondo della gestione ed organizzazione aziendale. Da agosto 2021 è Direttore di Le Village by CA Triveneto, un ecosistema aperto internazionale che sostiene la crescita delle startup e accelera l’innovazione delle aziende grazie alle sinergie e alla connessione tra aziende del territorio, giovani imprese, centri di ricerca, università ed il gruppo internazionale Crédit Agricole.

Ing. Di Biagi, guardandosi alle spalle, quali sono i tratti salienti della sua carriera? Cosa di ciò che ha studiato e imparato all’Università di Padova le è servito di più?

Gli studi in ingegneria gestionale a Padova hanno segnato particolarmente la mia carriera, fornendomi un metodo per adattarsi ai continui cambiamenti dei cicli economici e dei contesti in cui operano le aziende. L’esperienza di ricerca in dottorato mi ha molto aperto al mondo delle imprese, permettendomi sin da subito di sviluppare rapporti con esso; ho insomma combinato una solida base teorica a un approccio aziendalista, fondamentale per il mio successivo percorso di manager.

Terminati gli studi, la mia vita professionale è stata ricca di avventure e sperimentazioni: vengo da una famiglia di imprenditori, e mi sono sempre fatto guidare nelle mie scelte per un 50% dal cuore e per un 50% dal cervello. Gli imprenditori illuminati che incontravo lungo il percorso mi hanno dato piena fiducia, e permesso di ricoprire ruoli dirigenziali e realizzare interventi importanti al livello di processi ed organizzazione,  ma con impatto anche nello sviluppo delle risorse umane delle loro imprese.

La formazione, per me, è però sempre stata al centro: nelle aziende ho favorito la contaminazione dei saperi e la diffusione di competenze trasversali tra i vari ruoli, con le Università di Trieste e Udine ho dato vita al Master di I livello in Project Management oggi giunto alla XV edizione, con un 60% della faculty composta da imprenditori e professionisti esterni al mondo dell’accademia.

Nel 2017 entra in Crédit Agricole come Responsabile della Direzione Immobiliare. Da lì come si avvicina al mondo delle start-up e dell’innovazione aziendale? Cosa ha pensato la prima volta che le hanno proposto di assumere questo prestigioso incarico in CA?

In vari momenti della mia carriera ero entrato in contatto con il mondo finanziario soprattutto nell’ambito della valutazione d’azienda e di quella immobiliare, tant’è che nel 2015 decisi di approfondire le mie conoscenze con un Master in Finanza Immobiliare e Real Estate alla Bocconi. Nel 2017 mi sono fatto affascinare dal grande gruppo bancario, e per entrarvi ho dovuto superare sette colloqui, l’ultimo con l’Amministratore Delegato di CA Italia.

In CA ho seguito anche operazioni di sviluppo immobiliare molto importanti, che oltre all’aspetto tecnico-finanziario hanno visto una forte componente di Change Management. L’intervento più importante è stato la realizzazione dell’headquarter ‘Green Life’ di Crédit Agricole Italia e, un esperimento unico nel panorama nazionale: 12 mila metri quadrati di costruito inseriti in oltre 70 mila metri quadrati di parco.

Si è trattato non solo di un progetto immobiliare che ha ottenuto la massima certificazione nella sostenibilità (Lead Platinum), ma di un’innovazione nella gestione degli spazi e nel modo di lavorare degli occupanti: ben prima del Covid abbiamo adottato metodologie di clean desk policy (ogni lavoratore sceglie la postazione che preferisce ogni giorno, circondandosi e interagendo con colleghi sempre nuovi) e di hot desk policy (con un numero di scrivanie inferiore a quello dei dipendenti e l’integrazione dello smart working nelle modalità di lavoro), che hanno portato a una riduzione generale di costi operativi e impatto ambientale, oltre a forte benefici organizzativi. Questo è stato possibile grazie ad un approccio interfunzionale per la progettazione di spazi collaborativi, dotazioni tecnologiche e formazione del personale.

Il Village a Padova, il cui progetto mi sono subito offerto di supervisionare, costituisce un ritorno alle mie origini e un’esperienza che mette insieme molti dei miei focus: ricerca e insegnamento accademico, imprese e imprenditori, sistema bancario. Credo che per il successo del progetto Le Village nel Triveneto, la mia figura possa garantire tutti gli stakeholder coinvolti.

L’esperienza dei Village non è nuova, quello di Padova entra a far parte di una rete di 39 Village nel mondo, di cui due in Italia (a Milano e Parma). Perché Padova e che tipo di panorama ha trovato in città? Cosa c’è e cosa manca in un territorio come il nostro? E che ruolo può giocare l’Università?

Il Village di Padova andrà a coprire e rappresentare l’area strategica del Triveneto e chi vi entra aderisce a un network formato da 39 Village nel mondo, 1300 imprese e 650 start-up accelerate.

Un primo segnale positivo è stata la scelta dei partner societari: accanto a Crédit Agricole (51% del capitale) ci sono Assindustria Venetocentro con il 10%, il Parco Scientifico Tecnologico Galileo Visionary District con il 35% e UniSMART Fondazione Università di Padova con il 4%.

I primi imprenditori che ho avuto modo di incontrare, Leopoldo Destro di Aristoncavi, Marco Stevanato di Stevanato Group, Nicola Michelon di UNOX, Francesco Nalini di CAREL, hanno tutti accolto con entusiasmo il progetto che si focalizza al 100% sull’erogazione di servizi per lo sviluppo di impresa e l’internazionalizzazione. Guardiamo alle start-up che abbiano già validato un prodotto, abbiano i primi clienti e stiano fatturando per accompagnarle per un tempo compreso tra 1,5 e 3 anni verso il successivo livello di sviluppo.

Il nostro ecosistema, per definizione aperto a chiunque voglia e sia in grado di portare valore, prevede il coinvolgimento di tutte quelle entità che definiamo abilitatori dell’innovazione, come l’Associazione Alumni dell’Università di Padova, che dispone di un network di professionisti, imprenditori e consulenti di enorme valore.

Proprio a questo network la invitiamo a rivolgere un incoraggiamento, una riflessione, soprattutto a coloro che sono prossimi alla laurea o sono entrati da poco nel mondo del lavoro.

Il primo giorno di lezione a ingegneria gestionale il prof. Andrea Vinelli entrò in aula e scrisse alla lavagna, in grande, I2. Pensai subito si trattasse di una qualche formula complessa dall’analisi matematica. Ciò a cui il prof. Vinelli si riferiva invece era Imparare2 ovvero Imparare a Imparare.

L’Università ci dà un metodo per imparare costantemente, ogni giorno della vita; apprendere cose nuove ci permette di adattarci e allenare una flessibilità cognitiva che è molto più importante di qualunque nozionismo. Io invito i giovani a non smettere mai di studiare, a rimanere curiosi, leggere libri e giornali, assistere a webinar e partecipare ad eventi, coltivare insomma la conoscenza anche “contaminandosi” da mondi diversi e lontani dai loro.

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