Irrigazione e agricoltura smart: teamwork competitivo e innovazione la chiave dei secondi classificati a C_Lab 2021

IRRIClab è il progetto classificato secondo all’edizione 2021 del Contamination Lab Veneto, la competizione dell’Università di Padova per promuovere l’imprenditorialità e l’innovazione mettendo in contatto studenti e studentesse universitarie, neolaureati, dottorandi e dottori di ricerca di Ateneo con il mondo dell’impresa.

A comporre il team vincitore un gruppo di ragazzi e ragazze dalle più diverse formazioni: Almendra Alexandra Awerkin Vargas, di Scienze Matematiche; Daria Bisortole, di Cognitive Neuroscience and Clinical Neuropsychology; Giulio Cipriani, di Ingegneria Industriale; Alessandro Feltrin, di Giurisprudenza; Davide Lunardon, di Local Development; Matteo Sordi, di Scienze e Tecnologie Viticole ed Enologiche; e Stefano Zambelli, di Ingegneria Biomedica.

A farsi portavoce e raccontarsi ai nostri microfoni, Alessandro, Daria e Davide. Alessandro frequenta l’ultimo anno di giurisprudenza e ora sto pensando a un master negli Stati Uniti, nell’ottica di lavorare in uno studio legale internazionale. Daria, alle prese con il tirocinio post-lauream per l’abilitazione a psicologa, non esclude la possibilità di trasferirsi all’estero, perché “non è importante il dove, ma il come, e in Italia non mi sento valorizzata”. Davide, tono pacato e riflessivo, pensa invece al dottorato, e vorrebbe riuscire a costruire qualcosa nel proprio Paese.

IRRIClab è il progetto che vi è valso un secondo posto a C_Lab 2021, e risponde alla sfida lanciata da Crédit Agricole FriulAdria: individuare soluzioni innovative e sostenibili per il comparto agricolo, in particolare la salvaguardia dell’acqua quale bene comune. Di cosa si tratta e come è nato?

IRRIClab è un’app che, tramite l’analisi di diversi fattori agronomici, socio-economici, giuridici e territoriali, suggerisce l’opzione di tecnologia d’irrigazione più adatta alle esigenze dell’agricoltore. “Il nucleo iniziale erano delle linee guida – spiega Daria – poi da esse abbiamo sviluppato un’app che potesse fornire all’imprenditore agricolo la soluzione migliore a seconda di parametri come dimensioni dell’appezzamento, tipo di coltura, modalità di prelievo dell’acqua, capacità economiche dell’azienda, ecc.”

“Il percorso in C_Lab è molto intenso e stimolante: dopo la presentazione di aziende e sfide, UNISMART e imprese aiutano nella composizione dei diversi gruppi di lavoro. Iniziano quindi le lezioni di sviluppo imprenditoriale e innovazione, e parallelamente si frequentano i corsi complementari per affinare le soft skills”.

“Certo il percorso che ci ha portato al risultato è stato arduo e ricco di sfide – continua Daria – da un lato, nessuno conosceva l’argomento della sfida, ed è quindi stata fondamentale un’intensa ricerca bibliografica condivisa da tutti noi. Dall’altro, non è stato semplice creare un gruppo di lavoro così ampio e variegato facendolo funzionare in maniera efficiente”.

“Come fare? Fissare obiettivi, scomporre i compiti e suddividerli, valorizzare le abilità specifiche di ognuno di noi e sviluppare quelle competenze trasversali che ci accomunano – interviene Alessandro – e così abbiamo portato avanti il progetto. Io, appassionato di scrittura, ho revisionato i paper, mentre Giulio e Daria che si intendono di programmazione hanno potuto lavorare sull’applicativo… Stefano, bravo con la grafica, ha curato l’interfaccia grafica dei progetti. Ognuno aveva le proprie risorse”.

Un contesto molto stimolante, anche a livello interpersonale. C_Lab vi è stato utile anche per affinare le competenze relazionali?

“Assolutamente, ci sono stati momenti di criticità, ma questo ci ha permesso di avere un assaggio di quelli che solitamente avviene sul luogo di lavoro – risponde Daria – Mi ero già cimentata in una prova simile ai tempi del Liceo, con un progetto di fisica presentato ad un concorso per Confindustria, e con C_Lab cercavo qualcosa per mettermi nuovamente in gioco e maturare sotto questo aspetto. Non sono rimasta delusa, perché vivere appieno il C_Lab significa anche sacrificio e sapersi mettere in discussione: lo spirito è di partecipare ad ogni singola attività non solo per una formazione teorica, ma anche per entrare in contatto con le persone e le loro esperienze, per crescere da questo confronto”.

“Anche il contesto pandemico ci ha posto diverse sfide – continua Davide – ha dilatato notevolmente i tempi e, soprattutto, ha reso più difficile avere una visione comune del progetto. Questo aspetto è però fondamentale per il buon successo del progetto: solo con una visione comune si è disposti a mettere da parte gli impegni personali e passare ore a confrontarsi. Servono perseveranza, impegno e disponibilità a mettersi in discussione”.

“Da parte mia – aggiunge Alessandro – avevo già avuto esperienze di leadership in passato e il C_Lab mi ha dato la possibilità di provarle sul campo. Ho scelto di valorizzare il talento e le competenze anche trasversali di ognuno in modo da permettere la realizzazione di tutti i membri del team. Alla fine, questo approccio si è dimostrato vincente”.

Vi ringraziamo per la vostra testimonianza. Avete qualche consiglio per i nostri Alumni e Alumnae più giovani che stanno valutando questo percorso?

“Io venivo da un tentativo di partecipare non andato a buon fine – afferma Davide – Ho voluto comunque riprovarci, e sono felice di non aver mollato, perché è un’esperienza unica! Il C_Lab per tutta la sua durata è una continua sorpresa. In 6 mesi tutto si evolve e rompe le aspettative. Non perdete quest’occasione!”.

“Desideravo immergermi in un’esperienza che mi permettesse di spaziare in ambiti diversi e lavorare in squadra – ricorda Alessandro -, il C_Lab ha superato ogni aspettativa in questo senso. Il mio consiglio è buttarsi e agire! Quando c’è la passione e l’amore per quello che si fa, si può tranquillamente coniugare attività complementari come il C_Lab gli impegni accademici tradizionali. Senza contare che, nell’interfaccia fra università e mondo del lavoro, un’esperienza simile è insostituibile”.

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