Il verso libero è uno degli elementi costitutivi della poesia italiana novecentesca e un emblema della sua dirompente modernità, tale da mettere in discussione una tradizione poetica secolare. Le sue origini, tuttavia, vanno ricercate in un complesso intreccio di riflessioni teoriche, tendenze formali e pratiche poetiche che si sviluppano già nel corso dell’Ottocento, nel quadro di un rapporto privilegiato fra la poesia italiana e quella francese.
Questo volume affronta la questione delle origini del verso libero in Francia e in Italia in una prospettiva comparativa, affiancando l’indagine teorica e storica all’analisi dei testi poetici. Un percorso storico-critico attraverso gli studi di metrica del XIX e XX secolo mette in luce come sia cambiato, in questo arco di tempo, il modo di intendere e di percepire il verso, e l’esame di alcuni fenomeni della poesia ottocentesca – dalla traduzione poetica alla poesia in prosa, dal versetto whitmaniano alla metrica barbara carducciana – ne fa emergere gli apporti alla liberazione metrica. Una serie di approfondimenti dedicati ai primi poeti versoliberisti francesi e italiani, e all’analisi metricoformale di quelli che sono stati riconosciuti come i loro primi testi in versi liberi, consente infine di verificare gli esiti di queste profonde trasformazioni nella scrittura poetica.
Gestione, cura e costruzione del suolo
A cura di Dario Canzian e Giovanna Valenzano
I testi compresi nel volume trattano del tema dell’acqua e della terra, elementi essenziali alla vita dell’umanità, simboli ancestrali di molte culture e al centro della Creazione nel racconto biblico. Nelle scritture e nei testi esegetici l’acqua è assimilata alla forza vivificante della Parola, e come tale diviene protagonista nell’iconografia cristiana attraverso i secoli, a partire dal medioevo. Si indagano le funzioni svolte dai monaci benedettini nell’organizzazione del territorio attraverso opere di bonifica, la realizzazione di sistemi idrici, un miglioramento nella conservazione dei frutti delle culture agricole nelle architetture di produzione.
Altri saggi esplorano importanti aspetti della questione ambientale, al di fuori del mondo monastico, dall’età medievale fino ai nostri giorni, aprendosi al confronto con tradizioni diverse, ad esempio l’uso dei terrazzamenti in Cina o il richiamo a problemi pressanti quali quelli del rischio idrogeologico ad Algeri o in Italia, che può compromettere quell’armonia composta frutto di equilibrate scelte consapevoli, oggi sempre più minacciata da una crescita disordinata e aggressiva.
Dotti bizantini e studenti greci nel Rinascimento padovano
A cura di Niccolò Zorzi e Ciro Giacomelli
L’incontro tra Oriente e Occidente nell’età dell’umanesimo segna l’inizio di una delle stagioni più feconde della cultura europea.
Gli umanisti occidentali si accostano per la prima volta a molti testi greci – letterari, filosofici, medici, scientifici – grazie alla mediazione dei dotti bizantini che nel corso del Quattrocento lasciarono Bisanzio e la sua capitale, Costantinopoli, per divenire maestri e professori, copisti, stampatori in molte città della penisola italiana.
Questo fruttuoso scambio culturale ebbe uno dei suoi momenti di più alta realizzazione proprio fra Padova e Venezia, dove la vivace comunità greca accoglieva anche studenti venuti dal Levante a frequentare i corsi dello Studio. Testimoni privilegiati di questa vicenda sono i libri: manoscritti, incunaboli e cinquecentine, qui raccolti per la prima volta dalle collezioni padovane.