Move, l’algoritmo 5° vincitore assoluto alla Start Cup Veneto 2022

13 Febbraio 2023 Associazione Alumni_admin Categories Interviste Medicina, news

MOVE, algoritmo per fornire indicazioni all’escursionista per scegliere il sentiero più sicuro e adatto al proprio livello funzionale e stato di salute, si è aggiudicato il quinto posto assoluto alla Start Cup Veneto 2022.

Per saperne di più, abbiamo fatto alcune domande a Marco Vecchiato, componente dello staff di MOVE, medico specialista in Medicina dello Sport e dell’Esercizio Fisico e dottorando presso il Corso di Dottorato in Scienze Cliniche Sperimentali presso l’Università degli Studi di Padova.

Marco, presentati e raccontaci una curiosità su di te

Buongiorno a tutti, sono Marco Vecchiato, medico specialista in in Medicina dello Sport e dell’Esercizio Fisico e attualmente dottorando al secondo anno di Scienze Cliniche e Sperimentali presso il Dipartimento di Medicina dell’Università degli Studi di Padova.  Di curiosità ce ne sono tante..

Inizio dal fatto che Medicina è la mia seconda laurea. Mi sono laureato, prima, in Biotecnologie.
Al termine di questo primo percorso di studi universitari, svolto con convinzione e massimo impegno, si è insinuato in me un progressivo interesse verso la fisiologia umana, mi sono avvicinato sempre di più all’ambito umano e arrivando agli ultimi esami del corso, ho sentito in me una mancanza sempre maggiore, stimolata anche da due professori dell’epoca…”epoca” perché si parla di più di dieci anni fa!

Quindi, seppur non sentissi dentro di me una vocazione prettamente clinica, mi sono iscritto a Medicina e Chirurgia e dopo anni di studi biologici sono entrato con un buon posizionamento
Il mio background mi porta ad avere un interesse a 360 gradi nelle scienze naturali che tuttora permane al di là dell’ambito strettamente medico.  Mi piace la fisiologia e la fisiologia dell’esercizio, sono un appassionato di sport e un ex-agonista di varie discipline. Medicina dello Sport ha rappresentato per me il connubio ideale tra i miei interessi.

Quindi adesso lavori come medico?

Sì, diciamo che nel tempo libero faccio il medico…nel resto del tempo mi dedico, da buon dottorando, al mio progetto ed altre attività di ricerca.

Inoltre, sono coinvolto in iniziative collaterali di carattere scientifico e sociale per far conoscere l’importanza e il ruolo dell’attività fisica come prevenzione e trattamento per le differenti patologie croniche.

Ovviamente rimane una parte dedicata alla clinica con lo svolgimento di attività assistenziali in Azienda Ospedaliera …questa è più o meno la mia quotidianità.

Parlando di Move, in cosa consiste la vostra start-up?

MOVE è un’idea che è partita un anno e mezzo fa, in collaborazione con la Fondazione Giovanni Angelini – Centro Studi sulla Montagna che si occupa di valorizzare il territorio montano tramite la divulgazione e la ricerca scientifica con progetti che tutelano l’ambiente.

Il nostro Direttore di Unità Operativa e Scuola di Specializzazione in Medicina dello Sport, è anche Direttore del Corso di Perfezionamento in Medicina di Montagna.
Questo ovviamente ci consente di avere legami con Associazioni, Istituzioni ed Enti di ricerca che si occupano di montagna. Da qui è nata l’idea di voler aiutare gli escursionisti (trekkers o hikers) a svolgere in modo sicuro i loro percorsi di sentieristica.

Tutto questo nasce da un’osservazione che tutti possono constatare e cioè l’aumento massivo del turismo montano avvenuto durante gli ultimi anni. Purtroppo, questo ha aperto le porte della montagna sempre più anche a persone impreparate, che non hanno la necessaria conoscenza e capacità fisica per affrontare il sentiero che hanno di fronte.

L’aumento del turismo montano è stato accompagnato anche da un significativo aumento di infortuni in montagna. Nel 2020 e nel 2021, c’è stato il record italiano con oltre 10.000 chiamate di soccorso alpino, questo nonostante le restrizioni pandemiche. Intervenire in montagna non è come intervenire in pianura, ci sono dei limiti e delle difficoltà strutturali ed economiche rilevanti. Inoltre, come team di ricerca, abbiamo anche pensato a un ulteriore problematica, e cioè che i sentieri di montagna sono molto ben curati e indicati da un lavoro esteso portato avanti dal C.A.I., ma i tempi di percorrenza segnalati dalla cartellistica sono generici e non possono tenere conto del singolo escursionista e della grande variabilità interindividuale che c’è tra ognuno di noi.

Allora ci siamo posti questa domanda: “ma se esistesse uno strumento in grado di aiutare l’escursionista in modo pratico ad avere innanzitutto dei tempi di percorrenza adatti alla sua persona, ma più in generale delle indicazioni personalizzate per svolgere quel sentiero nella maniera più sicura possibile?”.

Abbiamo così ideato un algoritmo ed un software in grado di offrire queste indicazioni. Oltre ad i tempi individuali stimati per la percorrenza del sentiero  abbiamo ideato una sorta di semaforo che possa guidare l’escursionista per capire se il sentiero selezionato sia o meno adatto alle sue caratteristiche e stato di salute.
A questo ovviamente abbiamo aggiunto dei consigli e precauzioni per persone con patologie croniche, cercando di incentivare il loro rapporto con la montagna e di aiutarli nella pianificazione della loro uscita.

Abbiamo considerato più patologie croniche, le più comuni nella popolazione generale, dal diabete mellito, all’ipertensione arteriosa, passando per le patologie polmonari fino alla cardiopatia ischemica.. ma anche condizioni che possano dare sovraccarico o danno articolare come l’artrosi, l’artrite o l’obesità severa, in quanto queste, qualora adottate le necessarie precauzioni, non devono rappresentare un limite o una barriera all’esercizio fisico.

E a che fase di realizzazione siete?

Come team siamo relativamente giovani, perché l’idea ha poco più di un anno.

Nel team oltre a me ci sono il prof. Andrea Ermolao, che ho menzionato poc’anzi, il dottor Daniel Neunhaeuserer, ricercatore presso il Dipartimento di Medicina, il collega Nicola Borasio, specializzando all’ultimo anno della Scuola di Specializzazione in Medicina dello Sport e l’Ingegnere Informatico Sandro Savino, esperto in cartografia e topografia digitale, anche lui tecnico presso il medesimo Dipartimento.

Con questo team abbiamo affrontato un percorso di accelerazioneaiutati dall’Università degli Studi di Padova e da Start Cup Veneto che ci ha fatto conoscere altre realtà e che ci ha portato a sviluppare l’idea fino a un progetto che poi ha assunto delle connotazioni concrete: dal deposito della domanda brevettuale dell’algoritmo da cui siamo partiti, siamo arrivati ad un prototipo di quello che gradualmente  diverrà il software definitivo.

Hai citato la Start Cup Veneto, com’è stato vincere il quinto premio assoluto?

È stata una grande soddisfazione… il percorso è stato bellissimo, fonte di crescita individuale e di gruppo, dove persone come noi che sono prettamente tecnici, affrontano tematiche come il business, il marketing e la valorizzazione dell’idea, e capiscono cosa significa, a livello concreto, gestire i costi, le spese e le relazioni interne ed esterne al team.

Ci ha fatto capire quindi quanto non conosciamo degli altri settori e quanto ci sia da imparare per approcciarsi ad un mondo come quello d’impresa. Questo percorso ci ha portati poi alla finale, svoltasi a Venezia lo scorso ottobre, che ci ha visti risultare come quinti nella classifica assoluta.
È stata una grande soddisfazione! Poi io sono anche lo speaker del team, quindi devo aver convinto i giudici!

Abbiamo partecipato al settore “Life Science”, che unisce tecnologie e medicina. I competitors erano tanti e super agguerriti e per noi è stato bellissimo confrontarsi con così tanti colleghi preparati ed entusiasti. Ed è stato un onore anche poter accedere alla finale nazionale!

Com’è andata la finale nazionale? La vostra visibilità dopo è cambiata?

Vincere un premio alla finale della Start Cup Veneto, ci ha permesso di accedere al PNI, il “Premio Nazionale Innovazione 2022”.

È stato uno step importante per noi perché ci siamo confrontati con le migliori start up e progetti che avevano vinto le rispettive fasi regionali e quindi il palcoscenico era di livello molto elevato. Questo confronto ci ha fatto capire quanto ci manca rispetto ad altri gruppi per sviluppare il nostro progetto, ed è stato fondamentale per poter essere competitivi; inoltre è stata un’ottima vetrina perché già nelle prime ore potenziali investitori e aziende interessate al nostro progetto, si sono avvicinati e hanno manifestato il loro interesse. Inoltre, abbiamo conosciuto anche altri colleghi che potranno aiutarci nello svolgimento di alcune parti del nostro progetto

Tu in particolare di cosa ti occupi in MOVE e come si svolge il tuo lavoro?

Siamo suddivisi per attività e competenze, il nostro team è composto ad oggi da personale medico ed ingegneristico.

Io non mi dedico strettamente allo sviluppo del software, ma mi occupo di tutto il contorno. Dopo aver lavorato a lungo su ciò che è stato il contenuto tecnico dell’algoritmo, ora stiamo cercando di trovare la via giusta.
Ciò significa che stiamo cercando un percorso che ci porti ad essere finanziati nello sviluppo a 360 °, ma anche di trovare le vie di comunicazione corrette, un percorso che sia formato dal marketing, design e branding.

Attualmente mi dedico, oltre alle attività scientifico-cliniche, alla stesura del progetto, alla ricerca di fondi e ai rapporti con le aziende esterne.
Tutto ciò che abbiamo fatto finora è stato testato a livello digitale, da dati presenti su piattaforme open source, quindi stiamo cercando di eseguire i nostri test sul campo per verificare se le stime del nostro software corrispondono ai dati reali. L’idea è di creare una start up /spin-off che vada incontro a tutto il mondo dell’esercizio fisico, dall’atleta ai pazienti con patologie croniche.
Il nostro software, infatti, ha come intenti quello di aiutare l’escursionista, ma può essere applicato anche in altri settori come la corsa o la bicicletta. Quindi questa è solo una fase iniziale di quello che poi sarà un progetto più grande.

Nella tua esperienza, quanto ha inciso la tua formazione all’Università di Padova?

Con me sfondi una porta aperta!

Sostanzialmente sono membro dell’Università di Padova da quando sono adulto.
Ho fatto un percorso prima in Biotecnologie, poi Medicina, poi la Scuola di Specializzazione, ora il Dottorato di ricerca.
La metà della mia vita è stata sotto l’Ateneo Patavino.

Ho una stima enorme per la formazione universitaria e ovviamente per quella padovana… oltre ad essere uno dei migliori Atenei a livello nazionale e tra i primi 100 al mondo in vari ambiti disciplinari.

L’Università di Padova vanta una storia importante e ha festeggiato proprio il suo 800esimo compleanno nel 2022.
Una storia che pesa, che ogni membro di questa Università porta con sé, non bisogna quindi dimenticare la fortuna enorme che abbiamo nell’avere nel nostro territorio questa Istituzione.

Che consigli daresti ai giovani studenti?

Per dare un consiglio, bisognerebbe avere prima di tutto successo!
Posso dire al massimo quello che ho fatto io… Partiamo dal fatto che quando si pensa di avere una buona idea per primi, è probabile che questa la abbia già avuta qualcun altro. La prima cosa da fare è quindi documentarsi. Chiedere ai propri amici, parenti o chi ci sta vicino è un punto di partenza ma è necessario utilizzare metodiche come il web e poi la ricerca specifica nella letteratura di settore per capire se l’idea che abbiamo avuto è realmente nuova oppure se esiste già.
Se la ricerca svolta non offre risultati di anteriorità, allora bisogna sbrigarsi… prima che qualcuno arrivi prima di noi.

Quello che conta è la costanza e la dedizione, quanto tempo si dedica ad un progetto, quanta passione ci si mette… e ovviamente più tempo si dedica ad un progetto, più è probabile che questo porti a risultati.

Quello che posso dire per concludere è di crederci, anche quando le cose andranno male, perché se non ci credete voi probabilmente lo farà qualcun altro!

Grazie Marco e in bocca al lupo per il vostro progetto!

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