La rinascita del termalismo euganeo

30 Marzo 2023 Associazione Alumni_admin Categories news, Padova e il suo territorio

Padova e il suo territorio

Nata  nel 1986, la rivista Padova e il suo territorio indaga su personaggi, eventi storici e testimonianze artistiche di Padova e del territorio con un taglio approfondito e rigoroso, ricco di documentazione fotografica e bibliografica cui affianca rubriche più divulgative, ma mai superficiali.

Padova e il suo territorio, uscendo regolarmente con cadenza bimestrale, si propone di essere un solido tassello a supporto della consapevolezza dei cittadini sul luogo in cui abitano e con questo contribuire alla conoscenza e al rispetto del nostro territorio.

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L’articolo

Articolo scritto da Claudio Grandis per Padova e il suo Territorio


Nel 1771 il medico delle terme Giuseppe Mingoni (†Padova 1796), titolare della cattedra dei Bagni di Abano, pose una piccola targa in marmo a ridosso della sorgente di Montegrotto (odierno stabilimento termale “Hotel Neroniane”), per ricordare la singolare visita compiuta dai tre Riformatori allo Studio di Padova, i nobil huomini veneziani Sebastiano Giustiniani, Andrea Tron e Sebastiano Foscarini.
La memoria attestava il sopralluogo di verifica di quanto deliberato dal Consiglio de’ Pregadi il 23 luglio 1767 sui Bagni Euganei, «un tesoro che tende al benefizio et alla preservazione dell’umana salute», da tempo in desolante abbandono.
La ricerca storiografica non ha ancora fatto luce sulle cause che nel corso del Settecento generarono il totale disinteresse verso il termalismo.
Allora anche il mondo accademico ostentava insofferenza sulle potenzialità medico-curative insite nell’acqua calda.

A smuovere il torpore di autorità politiche e universitarie ci pensarono i sovrani degli altri Stati, sia italiani sia europei. Dalla Toscana al Piemonte, dalla Francia all’Austria i regnanti iniziarono ad occuparsi delle stazioni termali, sostenendo economicamente la loro ripresa e finanziando la stampa di opere di pregio.
Un vero risveglio dopo un lungo, inspiegabile letargo. Una nuova consapevolezza delle potenzialità del termalismo, non solo appendice alla villeggiatura, bensì ottimo volano per l’economia.
Attorno ai bagni prosperavano diverse realtà: dalle locande alla ristorazione, dalla cura fangoterapica alla scienza medica.

Nonostante questi fermenti la medicina padovana, incardinata nell’Università cittadina, manteneva una granitica refrattarietà. Matteo Giro, nei suoi Saggi intorno le cose sistematiche dello Studio di Padova, racconta che l’ordine commesso dai Riformatori allo Studio (la magistratura veneziana cui era affidata la gestione dell’ateneo) a tre celebri professori andò deserto. Gli interpellati allora furono Giovan Battista Morgagni (1682-1771), Bartolomeo Lavagnoli (1678-1765) e Giuseppe Antonio Pujati (1701-1760). A loro fu chiesto di «suggerire li modi, co’ quali più agevolmente applicare li convenienti esami atti a rendere più estesa la conoscenza ed uso medico di dette acque [termali], e ridonar loro anche co’ publici scritti maggiore l’estimazione». I docenti si giustificarono adducendo «che l’uso di dette acque non potevasi sicuramente determinar, se non con replicate moltissime osservazioni, o uniformi a quelle che servirono di base a’ servitori di essi bagni o con procurarne di nuove». In altre parole per soddisfare la richiesta dei Riformatori necessitavano lunghe osservazioni, reiterate sperimentazioni, laboriose valutazioni sul medio e lungo periodo che nessuno dei tre aveva intenzione di affrontare, verosimilmente per l’età avanzata di ciascuno. Le materie di ricerca su cui erano impegnati i tre docenti erano ritenute ben più interessanti e remunerative rispetto alla vasta indagine sulle potenzialità terapeutiche dell’acqua termale euganea. La conclusione amara del cancelliere “artista” Giro fu che il «progetto, che portava con sé lunghezza di tempo e dispendio, poté meritare bensì le lodi del Magistrato, ma sortì altro effetto che di restare giacente tra le memorie di questo Studio».

Se i titolari delle cattedre di medicina declinarono con consumata diplomazia accademica l’invito loro impartito, a raccogliere l’interesse dei Riformatori fu un giovane padovano, Antonio Pimbiolo degli Engelfredi (1740-1824), lettore di medicina teorica «in terzo luogo». Nello studio delle acque euganee egli intravide […]

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