L’ISTITUTO DI RADIOLOGIA DELL’UNIVERSITA’ DI PADOVA E LA SUA STORIA

11 Gennaio 2024 Associazione Alumni_admin Categories news

Padova e il suo territorio

Nata  nel 1986, la rivista Padova e il suo territorio indaga su personaggi, eventi storici e testimonianze artistiche di Padova e del territorio con un taglio approfondito e rigoroso, ricco di documentazione fotografica e bibliografica cui affianca rubriche più divulgative, ma mai superficiali.

Padova e il suo territorio, uscendo regolarmente con cadenza bimestrale, si propone di essere un solido tassello a supporto della consapevolezza dei cittadini sul luogo in cui abitano e con questo contribuire alla conoscenza e al rispetto del nostro territorio.

Più di duemila gli articoli pubblicati e redatti grazie al contributo di decine e decine di collaboratori. Una redazione aperta e allargata che ha coinvolto e coinvolge dal maestro elementare al docente universitario, dal giovane ricercatore al professionista affermato, tutti animati dalla passione per l’arte, la storia, la cultura e la vita cittadina.

È possibile abbonarsi annualmente alla rivista cartacea (6copie) al costo di 30€ tramite la piattaforma Miabbono.com

L’articolo

Articolo scritto da Luigi Pescarini per Padova e il suo Territorio

L’Istituto di Radiologia dell’Università di Padova è collocato al piano terra del Policlinico. Vi si accede dall’ingresso situato in fondo alla breve discesa a sinistra della fontana antistante il Monoblocco Ospedaliero.
Si entra nell’area clinica dell’Istituto attraverso un ampio passaggio: sulla destra, a muro, è collocata una scultura monumentale dell’arcangelo Michele, con la spada in mano, che schiaccia a terra il demonio: è il protettore dei radiologi.
Malgrado le dimensioni cospicue dell’opera, per esperienza personale, devo dire che ben pochi la osservano tanto che sono a conoscenza di molti colleghi medici che, pur avendo frequentato per decenni la struttura, non l’hanno mai notata. È anche vero che tutti (sanitari, pazienti e visitatori) nei corridoi degli ospedali sono presi da altre preoccupazioni!

La scena, di forte impatto psicologico, è parte della tradizione artistica della lotta contro il maligno che si tramanda da secoli nella cultura europea. Forse la più celebre non solo per la bellezza dell’angelo, ma anche per gli aneddoti allusivi alla somiglianza del volto del demonio a un noto e potente personaggio dell’epoca (si dice papa Innocenzo X!), è il dipinto di Guido Reni nella Chiesa di Santa Maria della Concezione a Roma.
Sulla scia di questa tradizione l’arcangelo Michele diventa il patrono dei radiologi su proposta dei professori genovesi Maragliano e Vallebona con richiesta di supplica al sommo Pontefice nel 1933. Il percorso si conclude il 15 gennaio 1941 quando la sacra congregazione dei riti, essendo papa Eugenio Pacelli con il nome di Pio XII, emana il decreto di protezione: ”Sanctus Michael, Archangelus pro radiologis et radiumtherapeuticis patronus et protector declaratus”.
A margine della scultura del policlinico, opera dell’artista padovano Amleto Sartori, la didascalia recita “San Michele Arcangelo protettore dei Radiologi perché con la fisicità delle armi vince il male” e ancora “dono del professor Guerrino Lenarduzzi direttore dell’Istituto di Radiologia e Fisioterapia dal 1954 al 1972”.
Proprio Guerrino Lenarduzzi fu il principale artefice della nascita dell’Istituto lasciandone un’impronta indelebile, ma il maturarsi degli eventi è più complesso e si può far risalire fin dalla scoperta dei Raggi X.

La scoperta dei raggi X, annunciata da Roengten a Wurzburg l’8 novembre 1895, divulgata il 28 dicembre dello stesso anno, ebbe notevole risonanza in Europa e in America. Immediate ne furono le applica- zioni essendo disponibili in molti laboratori i tubi di Crookes, utilizzati all’epoca per produrre nell’ampolla di vetro la luminescenza di alcuni gas.
A Padova il professor Giuseppe Vicentini, trentino di Ala, direttore del gabinetto di fisica dell’Università, alla fine di gennaio 1896, con il collega Giulio Pacher, pubblica uno studio con immagini su oggetti, sull’uomo e sul topo.
Già da queste prime poche lastre (la riproduzione delle immagini aveva come supporto ai sali d’argento, rivelatori del fenomeno fisico, il vetro!) si intravvedono […]

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