“Si perde tempo a scervellarsi su cosa fare nel futuro, ma nulla va come pianificato” intervista a Jacopo Borga

28 Gennaio 2025 Associazione Alumni_admin Categories news

Per la rubrica Storie di Alumni oggi vi condividiamo il racconto di un matematico che nel corso della sua carriera si è distinto per i suoi studi in probabilità e statistica, vi presentiamo Jacopo Borga!

Insignito di diversi riconoscimenti prestigiosi come il Premio Bruno De Finetti e il Bernoulli Society New Research Award, nel 2024 è stato premiato come Alumni Special Award.

Jacopo Borga è un matematico specializzato in probabilità e combinatoria, attualmente Assistant Professor al MIT. Dopo un dottorato con lode all'Università di Zurigo, ha ricoperto il ruolo di Szegő Assistant Professor a Stanford. Con un percorso formativo internazionale che include Padova, la Sorbona e Zurigo, unisce eccellenza scientifica a una forte passione per l'insegnamento e la divulgazione.

 Inizio del percorso accademico e ispirazioni iniziali

Il tuo viaggio nella matematica è iniziato a Ponzano Veneto e ti ha portato a studiare all’Università di Padova. Cosa ti ha spinto a scegliere la matematica e quali ricordi conservi del tuo periodo a Padova?

Mi sono appassionato alla matematica alle scuole medie, partecipando ai giochi matematici della Bocconi. Ho scelto il Liceo Da Vinci di Treviso, dove ho incontrato persone che mi hanno fatto apprezzare la matematica come un incrocio tra arte e sfida, come la professoressa Notari e il professor Mezzini. All'Università di Padova, inizialmente ho trovato difficile il rigore teorico, ma con il tempo ho imparato ad apprezzarlo, grazie anche al supporto del professor Paolo Dai Pra e del mio fantastico coinquilino Ivan Yuri Violo.

Hai completato un percorso accademico internazionale, passando da Parigi a Zurigo e poi agli Stati Uniti. Quali sono stati i momenti chiave di questa esperienza che hanno definito il tuo approccio alla ricerca?

Dico sempre ai miei studenti: si perde tempo a scervellarsi su cosa fare nel futuro, ma nulla va come pianificato. Nel mio quarto anno a Padova volevo fare un Erasmus in Olanda, ma un amico mi invitò a candidarmi per una borsa di studio francese, così finii a Parigi. Lì, pur volendo fare il dottorato con Giambattista Giacomin, decisi di accettare un’offerta da Zurigo, dove incontrai Valentin e Mathilde, che mi insegnarono tanto, dalla matematica alla crescita personale. A Stanford ci sono arrivato lavorando sodo, ma sinceramente non me lo aspettavo.

Esperienze professionali e riconoscimenti

Durante il tuo dottorato a Zurigo hai ricevuto una distinzione per la tua tesi sulle permutazioni casuali. Cosa ti ha ispirato in questa tematica e quale consideri il risultato più importante del tuo lavoro di ricerca?

Valentin e Mathilde (i miei relatori di tesi) mi proposero di studiare dei modelli di permutazioni, chiamati “pattern-avoiding permutations”, che erano molto meno studiati di tanti altri modelli classici di permutazioni causali ma su cui loro avevano ottenuto dei primi risultati molto interessanti. Mi appassionai all’argomento immediatamente e di certo la mia migliore idea e’ stata riusciure a collegare questi modelli di permutazioni con un altro campo della matematica a priori completamente disgiuto: Random geometry.

Hai lavorato come Assistant Professor a Stanford e ora al MIT. Quali differenze hai riscontrato tra queste istituzioni e come queste esperienze hanno influenzato il tuo modo di fare ricerca e insegnare?

Stanford e MIT sono due luoghi straordinari, entrambi ricchi di matematici di altissimo livello e con risorse enormi per la ricerca. A Stanford, due persone speciali, Amir Dembo e Persi Diaconis, mi hanno aiutato a integrarmi nel sistema americano. Al MIT, il dipartimento è eccezionale, con eventi quotidiani che favoriscono l'interazione tra professori e studenti. Inoltre, c'è Scott Sheffield, uno dei probabilisti che più ammiro. Il tempo era molto meglio a Stanford ahahah, e la California probabilmente resterà per sempre il luogo migliore dove ho vissuto. Ma Boston è molto carina e ci sta piacendo vivere qui!

Sei stato coinvolto nell’insegnamento di argomenti complessi come la probabilità e la combinatoria, sia a Stanford che in Europa. Qual è il tuo approccio per rendere accessibili questi temi e per motivare gli studenti?

Il mio approccio all'insegnamento si basa su precisione, ordine e organizzazione. La matematica, soprattutto quella moderna, è difficile, e senza una presentazione chiara diventa quasi impossibile seguirla. Cerco di esporre le idee nel modo più semplice e ordinato possibile. Inoltre, adoro essere concreto, quindi non insegno teoremi di cui non posso mostrare almeno un’applicazione.

Nel 2024 sei stato eletto come vincitore dell’Alumni Special Award. Cos’ha significato per te ottenere questo riconoscimento? Qual è il tuo legame con l’Università di Padova?

Ricevere questo premio è un onore immenso, un riconoscimento che celebra l’inizio del mio percorso e mi motiva a continuare a esplorare le bellezze della matematica. L'Università di Padova è stata fondamentale nel mio cammino, offrendomi la possibilità di iniziare il percorso che mi ha portato fino a qui, al MIT. Mi ha trasmesso entusiasmo, valori e conoscenze che porto con me ogni giorno. Insieme ad una quantità immensa di amici!

 Impatto e prospettive future

La tua ricerca combina probabilità e combinatoria, con potenziali applicazioni in diversi campi. Quali nuove direzioni o progetti interdisciplinari vorresti esplorare in futuro? Guardando al futuro, quali obiettivi personali e professionali ti poni?

C'è un problema che vorrei tantissimo risolvere, ma preferisco tenerlo segreto ahahah. Ultimamente mi sto interessando a modelli più vicini alla fisica, come il modello di Yang-Mills, che è alla base dello "Standard model". Per quanto riguarda gli obiettivi personali, nel 2026 mi sposo, ed è sicuramente l’obiettivo più importante. Accademicamente, voglio godermi al massimo l’esperienza al MIT e, in futuro, chissà, potremmo decidere di voler tornare in Europa.

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