Springhetti Daniele
Capo Settore Consiglio Europeo della Ricerca | Giugno 2018
Laurea specialistica in Politiche dell’Unione Europea
Una carriera sempre in ascesa con un obiettivo preciso: Bruxelles. Per Daniele Springhetti, arrivare a lavorare nella capitale europea è stata la realizzazione di un sogno, ma anche il frutto di tanta perseveranza e di opportunità sapientemente colte al volo. Dopo la laurea specialistica in Politiche dell’Unione Europea e tante esperienze all’estero, oggi Daniele è Capo Settore all’interno del Consiglio Europeo della Ricerca, l’Agenzia di finanziamento della ricerca di frontiera della Commissione Europea. Che cosa fa di preciso? «L’agenzia della Commissione per cui lavoro eroga fondi dedicati a singoli ricercatori di qualsiasi università europea. Chiediamo loro di proporre un progetto di ricerca scientifico che poi valutiamo e decidiamo di finanziare per cinque anni. Io dirigo un gruppo di specialisti che si occupano di negoziare gli aspetti legali e finanziari di questi progetti di ricerca con le varie università beneficiarie». Daniele lavora per la Commissione Europea da dieci anni ormai ed è arrivato lì dopo tante esperienze diverse perché come dice lui: «quando sei all’Università non sai esattamente quello che andrai a fare. Diciamo che sognavo di lavorare per la Commissione, ma non sapevo esattamente cosa avrei potuto farci di preciso. Quello lo capisci solo provando varie strade».
Il sogno di Bruxelles
Ci sono stati tanti momenti di svolta nella carriera universitaria e professionale di Daniele. Il più importante è stato il corso di specializzazione in gestione di progetti europei a Bruxelles, durato tre mesi, che gli è servito a capire che quello era l’ambito e il posto in cui voleva lavorare. «Aver fatto quel corso è stato un fondamentale per entrare nel mondo del lavoro, ma soprattutto per arrivare nella capitale europea. Subito dopo quell’esperienza ho avuto la possibilità di fare uno stage presso l’Unioncamere del Veneto a Porto Marghera, al termine del quale mi hanno tenuto perché avevano bisogno di persone con la mia preparazione accademica e tecnica. Poco dopo mi hanno mandato per un anno a Spalato, in Croazia, dove ho dato una mano ai rapporti commerciali tra Veneto e Croazia, per cui ho visto di persona come si gestiscono i progetti europei e ho potuto provare a mettere in pratica quello che avevo imparato fino ad allora. Una volta ritornato in Italia – continua – ho avuto l’occasione di conoscere il direttore della sede di Bruxelles della Regione Veneto, che aveva bisogno di giovani esperti nella gestione di progetti, per cui nel 2006 sono ritornato in Belgio. Nel 2008 sono entrato in Commissione Europea e alla fine da Bruxelles non mi sono più mosso».
É fondamentale saper cogliere le opportunità che offre l’Università di Padova
Daniele non si è mai tirato indietro di fronte alle opportunità che l’Università gli ha offerto, anzi con il giusto spirito critico ha saputo coglierle al volo. «Oltre al corso a Bruxelles, durante la triennale ho fatto anche l’Erasmus per quasi un anno in Svezia. Mi è stato utile per aprire la mente verso un ambiente internazionale, anche perché era la mia prima esperienza fuori e lontano da casa, quindi da solo all’estero. Farlo è fondamentale perché ti apre la mente, ti rende flessibile e più coraggioso nei confronti di un trasferimento all’estero. Inoltre, ti invoglia a fare altre esperienze simili. Infatti, dopo quello mi sono subito iscritto ad un programma bilaterale tra l’università di Padova e la facoltà di Economia del Michigan per fare alcuni esami, quindi sono stato un mese e mezzo negli Stati Uniti. Anche quella è stata un’esperienza utile, perché ti permette di accettare facilmente degli incarichi all’estero».
I consigli per un giovane laureato
«Il primo consiglio che darei ad un giovane laureato – afferma Daniele – è quello di credere sempre in se stessi e nelle proprie capacità, di sapersi adattare alle situazioni e considerare il mercato del lavoro anche al di fuori del proprio Paese. Un altro consiglio – continua – è quello di continuare a studiare e formarsi anche dopo la laurea e di non avere un percorso troppo eterogeneo perché altrimenti alla fine si rischia di non capire più che cosa si vuole fare».
28 Giugno 2018