Pellizzari Rossella
Direttore di stabilimento Boehringer Ingelheim Spa | Aprile 2018
Dottorato in Biologia e Patologia Molecolare e Cellulare
Una biologa che diventa manager oppure una manager biologa? Scegliere quale sia la definizione più appropriata per descrivere il lavoro di Rossella Pellizzari è difficile, perché come tutte le definizioni crea dei confini, degli steccati. Più facile è ripercorrere la sua storia e scoprire che, forse, è la curiosità il fattore chiave di un percorso ricco di sfide e di soddisfazioni. Il tutto ha inizio con la ricerca: dopo la laurea in Biologia, Rossella Pellizzari inizia il dottorato e, subito dopo, diventa borsista di ricerca. «Il periodo trascorso all’Università – racconta – è stato un momento di profonda formazione. Avere avuto l’opportunità di entrare in contatto e collaborare con laboratori, conoscere altre tecniche e approcci di ricerca, confrontarsi con colleghi provenienti da paesi esteri: tutto questo mi ha aperto la mente e ha allargato le mie prospettive. L’essere coinvolta su progetti sempre più importanti, inoltre, mi ha permesso di acquisire competenze sul project management che mi sarebbero state presto utili».
La curiosità come motore di cambiamento
Conclusa l’esperienza universitaria, infatti, Rossella Pellizzari inizia un’altra fase: quella in azienda. Prima come responsabile di un reparto, poi di un’unità produttiva, fino a diventare oggi Direttore di uno stabilimento produttivo biotecnologico di 110 persone. «L’esperienza in azienda è stato un passaggio importante del mio percorso. Ho dovuto, infatti, sviluppare tutte quelle soft skills che mi mancavano. È stata una sfida, ma credo che solo il cambiamento determina un’evoluzione positiva della propria storia. Sono molto curiosa di natura, per cui l’affrontare nuovi scenari è uno stimolo continuo e non c’è stato passaggio o esperienza che non mi abbia insegnato qualcosa. Tutto è stato importante per costruire la mia identità professionale attuale. Quando studiavo non avevo pianificato tutto, non c’era un disegno che avevo in testa. E questo per un motivo: durante l’università conoscevo poco o nulla del mondo delle aziende. Nel momento però in cui mi sono avvicinata alla vita d’azienda ho scoperto qualcosa di inedito che subito ha attivato la mia naturale curiosità e, da lì in poi, è stata una continua crescita e un mettersi costantemente alla prova».
Ricerca e azienda: separati alla nascita?
Ricerca e vita d’azienda, laboratorio e competenze manageriali: come possono convivere insieme? «Credo fermamente – risponde Rossella Pellizzari – che gli anni di dottorato e di ricerca mi abbiano lasciato una duplice eredità. Da una parte l’approccio scientifico, basato sull’analisi dei dati: è qualcosa che aiuta a fare scelte molto più lucide e consapevoli, anche in ambito di management e di business. Dall’altro, la ricerca insegna a gestire il fallimento: ogni errore è un’opportunità, un’occasione per migliorare, per sviluppare una resilienza interiore sempre più forte. In ogni difficoltà, in ogni sconfitta, c’è la chiave per trovare una soluzione». Esiste quindi un legame forte che fa da trait d’union, nella storia di Rossella Pellizzari, fra una prima parte dedicata alla ricerca e la seconda all’azienda. «Spesso – commenta – chi esce dal dottorato si avvicina al lavoro in azienda pensando che sia un ambiente più semplice, più standardizzato. Invece è molto complesso, ricco di variabili che vanno conosciute e che possono essere un bagaglio di competenze fondamentali. Perché nella ricerca, così come in azienda, ci si deve porre delle domande e trovare, con umiltà, un metodo per elaborare delle risposte. E tutto può essere utile a questo scopo. Per questo suggerisco sempre ai giovani di esporsi il più possibile a esperienze nuove, a non avere paura di percorsi magari incoerenti a prima vista ma che permettono di crescere. Infine, scegliere in base alla passione, non in base al prestigio o allo stipendio, perché alla fine paga veramente quello che ci realizza in pieno come persone».
12 Aprile 2018