Il paesaggio è un bene collettivo. Metodi e pratiche per una democratizzazione che sia inclusione e ascolto

3 Giugno 2020 Associazione Alumni_admin Categories news

Il 27 maggio 2020 si è concluso il ciclo di webinar incentrati sul Paesaggio, organizzato dall’Associazione Alumni dell’Università di Padova e dal Dipartimento di Scienze storiche e geografiche dell’antichità (DiSSGeA), volto a presentare il nuovo corso di Laurea Magistrale in Scienze per il paesaggio, in partenza il prossimo anno (A.A. 2020/2021).

Il terzo appuntamento dal titolo “Il Paesaggio Oltre la finestra. Competenze per la cittadinanza attiva e sensibilizzazione” ha dato voce sul tema a due Alumnae, appartenenti al mondo museale e dell’educazione, e a un Alumno, più calato nella realtà della cittadinanza attiva: Monica Celi, Direttrice del Museo di Storia Naturale e Archeologia di Montebelluna; Sara Bin, geografa e formatrice, di Fondazione Fontana ONLUS, Presidente dell’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia – Sezione Veneto; Giulio Mattiazzi, esperto di approcci partecipativi nella governance del territorio in Sherpa S.r.l., spin-off dell’Università di Padova, per uno sviluppo territoriale sostenibile.


La riflessione parte dall’importanza del ruolo delle persone in quanto soggetti che hanno il diritto di godere del paesaggio, e allo stesso tempo il dovere di prendersene cura.

La Convenzione Europea del paesaggio, di cui si festeggia quest’anno il ventennale, ruota intorno al concetto chiave secondo il quale la popolazione conferisce identità al paesaggio, ponendosi al centro e vivendolo dall’interno. Per questo è fondamentale educare gli individui ma anche saperli ascoltare, dando loro spazio e rendendoli partecipi nella definizione del luogo in cui abitano, accanto ai diversi stakeholders della società.

In quest’ottica, Monica Celi, spiega come il museo sia luogo all’interno del quale la popolazione intende rappresentarsi.

Il museo, in quanto porta d’accesso sul territorio, ha una responsabilità nei confronti della comunità, in primis per la conservazione del patrimonio culturale, ma soprattutto per la valorizzazione dello stesso. Il patrimonio culturale nasce dalla percezione e dalla consapevolezza che gli abitanti hanno del territorio e in questa sinergia tra uomo e ambiente si inserisce l’operato del museo che destruttura la realtà e la ricostruisce agli occhi dell’uomo, in relazione al significato che poteva assumere in passato e che assume oggi.

Il museo si fa portatore del patrimonio culturale e in quanto luogo inclusivo, riconosce l’importanza della componente umana e la coinvolge in una riflessione critica rispetto al mondo, a partire dai bambini ma anche negli adulti, conferendo loro strumenti di lettura per una nuova percezione e consapevolezza più profonda.

Di educazione si occupa in modo diretto Sara Bin, che racconta i diversi approcci nei percorsi formativi non solo per gli studenti, ma anche per i docenti e non ultima la cittadinanza tutta. L’intento principale è quello di scardinare l’idea che lo studio dell’ambiente e della geografia appartenga solamente all’ambito scolastico, per allargare la visuale a un concetto più ampio di educazione interculturale, attitudine alla percezione del mondo, costruzione di una logica d’incontro e confronto per la conoscenza e l’inclusione.

La capacità di interrogarsi è motore per un continuo approfondimento del contesto, ma è principalmente l’ascolto a consentire un reale momento di crescita reciproca.

Della stessa idea è Giulio Mattiazzi che porta l’esempio della cartografia sociale come pratica inclusiva nella quale le persone che abitano un territorio sono chiamate a rappresentarlo da un punto di vista interno, attribuendo così valore aggiunto alla tradizionale cartografia scientifica che si limita ad uno sguardo asettico sulla realtà.
La democratizzazione del paesaggio auspicata nella Convenzione, prevede una partecipazione attiva e richiede responsabilità, consapevolezza ed educazione.  Mattiazzi spiega come Sherpa S.r.l. sia nata con l’obiettivo di creare un percorso partecipativo per co-progettare, co-realizzare e co-valutare opportunità di sviluppo territoriale, senza sottovalutare nessuno degli aspetti che costituiscono la complessità del contesto in cui la cittadinanza abita. Si attivano in questo modo processi di co-programmazione strategica che accompagnano gli attori locali lungo un percorso formativo, tramite l’ascolto attivo ed un approccio maieutico di apprendimento (“imparare facendo”).

La figura che consente di collegare gli innumerevoli stakeholders che gravitano intorno al paesaggio e che sono chiamati a partecipare attivamente, in un’ottica di democratizzazione del paesaggio, è il manager di rete, figura professionale nella quale competenze comunicative e capacità di ascolto e di lettura del territorio sono essenziali.

In conclusione di un discorso che ancora una volta ha toccato concetti legati alla multidisciplinarietà e interdisciplinarietà, riconfermando quanto emerso nei precedenti incontri, Tania Rossetto e Paolo Tarolli, docenti e referenti del comitato coordinatore del corso di Laurea Magistrale in Scienze del Paesaggio, pongono l’accento sull’importanza della dimensione comunicativa: parte integrante di un progetto educativo da parte di competenze esperte, ma anche strumento creativo capace di creare un dialogo interdisciplinare e coinvolgere le singole parti per individuare quei valori condivisi che definiscono il paesaggio in quanto bene collettivo.

L’appuntamento di mercoledì 3 giugno sarà un’ulteriore occasione per declinare i corsi che compongono il percorso formativo in partenza il prossimo anno, offrendo anche l’opportunità agli utenti di rivolgere direttamente alcune domande.

Guarda la videoregistrazione dell’incontro

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