Alumni Silicon Valley

Gli Alumni Unipd di San Francisco raccontano la Silicon Valley

26 Giugno 2019 Associazione Alumni_admin Categories news

La cattedra in fondo all'aula, dimenticata sullo sfondo. Le sedie a semicerchio di fronte a una platea eterogenea, composta di professionisti, aziende, docenti, studenti e - ovviamente - alumni dell’Università di Padova. Sorrisi, occhiolini e scambi di battute tra vecchie e nuove conoscenze. Un microfono palleggiato di persona in persona, sotto la regia del prof. Dughiero, moderatore dell’incontro.

Il presidio degli Alumni nella West Coast

Aziende e professionisti, docenti e studenti universitari, rappresentanti istituzionali, soci di Alumni e semplici curiosi: in molti si sono riuniti attorno ad Andrea Casotto, Salvatore Gallo e Nicolò Spiezia, tre fondatori di startup con una comune Alma Mater nell’Università di Padova, venuti a Padova per raccontare la loro esperienza di vita e di lavoro nella Silicon Valley.

Andrea, Salvatore e Nicolò sono anche parte del Board della sezione californiana dell’Associazione Alumni del nostro Ateneo, che ha fondato ad inizio 2019 il “San Francisco & Bay Area Chapter”.

Andrea Casotto, presidente del Chapter californiano, dopo la laurea in ingegneria elettrotecnica a Padova, si trasferisce in California per studiare a Berkeley. Mentre vive a cavallo tra Europa e Stati Uniti, lavora per Siemens e per Runtime, prima di fondare la sua startup che condurrà per ben vent'anni, prima di realizzare una exit. Oggi è Chief Scientist presso Altair Engineering.

Salvatore Gallo, membro del Board of Directors del San Francisco & Bay Area Chapter, si è laureato a Padova in ingegneria meccanica e, spostatosi a suo tempo dalla Cina alla California per seguire la moglie, arriva a lavorare nel campo degli e-sports ed a fondare diverse startup nella Valle del Silicio. Oggi vive ancora negli States, dove si occupa di innovazione e consulenza dirigenziale presso Climiti Inc.

Nicolò Spiezia, fondatore del San Francisco & Bay Area Chapter e membro del Board of Directors, nonché membro del consiglio direttivo dell’Associazione Alumni, si è laureato in ingegneria civile a Padova, dove ha anche conseguito un dottorato in computational mechanics. Dapprima approdato come visiting researcher a Stanford, è subito entusiasta davanti all’idea di diventare “antenna” Unipd in California, per intercettare opportunità, contatti, sinergie e studenti internazionali. E’ grazie al contributo di Nicolò ed alla stretta sinergia con l’Associazione Alumni che viene istituito il Chapter in pochi mesi. Rientrato in Italia, sviluppa oggi algoritmi per l’industria civile presso M3E, spin-off dell’Università di Padova, di cui è l'Head of Mathematical Modelling.

 

Un club di soli ingegneri? Anche no.

E' Fabrizio Dughiero, Prorettore al trasferimento tecnologico ed ai rapporti con le imprese, con l’usuale schiettezza parta da una domanda molto sentita, anche tra il pubblico: "Voi siete tre ingegneri. Sono le figure tecniche le uniche a poter fare innovazione, ad avere un posto in Silicon Valley?".

Se Berkley e Stanford sfornano profili tecnici a ritmo costante, fa notare Andrea Casotto, il microcosmo della Silicon Valley vive e necessita anche di altre figure non ingegneristiche: avvocati, economisti e manager sono elementi chiave per inserire l’avanzamento frenetico della tecnologia in un mondo fatto di persone, affari, regolamenti. Nella Silicon Valley non si crea solamente un prodotto high-tech, si spinge anche la cultura e la quotidianità al passo con questo. Insomma, non serve essere un tecnico per fare innovazione.

Ancora più pungente l’intervento di Gallo, che fa notare come l’approccio statunitense sia orientato al cliente anziché al prodotto. Naturale conseguenza dell’orientamento customer-centered, non così forte in contesto italiano, è il passare in secondo piano dei tecnici, che dell’innovazione sono la semplice... forza lavoro.

E' facile fare innovazione? Luci e ombre.

Alla domanda se sia facile fare innovazione, proprio lì in Silicon Valley, dove tutto sembra possibile ed a portata di mano, le cose si complicano. E la platea scalpita.

E’ un quadro con un forte chiaroscuro quello che restituisce Salvatore Gallo: è vero che con 800 dollari si fonda la propria Corporation, ma è anche vero che l’80% delle startup muore entro il primo anno e il 99% entro i tre anni di attività. Le imprese nascono con facilità e muoiono con altrettanta facilità. Ma anche nel provare e fallire c’è un’importante lezione da imparare, spiega Gallo: la cultura americana favorisce l’interpretazione dei fallimenti come occasioni per imparare, per mappare errori da non ripetere più. Il fallimento altro non è che un “first attempt in learning”.

Andrea Casotto porta invece l’attenzione su un certo modo - abbastanza diffuso in Silicon Valley - di fare impresa, che a suo tempo lui ha rifiutato: la realtà del venture capital e degli imprenditori seriali. Si tratta di finanziatori che colgono al volo piccole idee embrionali, spesso e volentieri focalizzandosi sul solo potenziale di business e con poco spazio per gli aspetti etici e della sostenibilità, e che le sviluppano esponenzialmente con l’obiettivo di ottenere al più presto exit danarose, senza lasciare margini di libertà a chi il progetto lo ha ideato e fatto nascere, e senza un reale interesse per la prosecuzione dei progetti. Il denaro è, d'altra parte, il grande motore della Silicon Valley.

Intervengono a questo punto anche due Alumne presenti in sala, Maria Grazia Busà e Francesca Bordignon, anch’esse residenti nella West Coast. Da espatriate, per quanto riconoscano come il talento sia davvero valorizzato in America e le opportunità di carriera non manchino, va osservata la totale condizione di precarietà di chi lavora in Silicon Valley.

In un paese con un welfare ed una social security molto diversa da quella italiana (o di qualsiasi altra nazione europea) il lavoro è “giornaliero”, senza garanzie e certezze per il futuro. Addio al tempo indeterminato blindato, al preavviso lungo per i licenziamenti, le tante leggi a protezione dei diritti del lavoratore… chi lavora lì vive al mese, alla settimana, alla giornata, senza garanzie di quando scadrà il contratto, con pochissime ferie e spesso non pagate, costretti a lunghi tragitti per giungere in ufficio dovendo vivere in aree periferiche, ed in moltissimi svolgono due o anche tre lavori al giorno per potersi mantenere. Viene fatto l’esempio del professore di scuola superiore che insegna al mattino, al pomeriggio lavora alla propria startup e la sera serve ai tavoli da Starbucks.

Anche Nicolò Spiezia restituisce un’immagine di forte realismo, facendo notare come la Silicon Valley sia un contesto fortemente competitivo, con un continuo afflusso di talenti da tutto il mondo e con una grandissima offerta di competenze e profili: per sopravvivere, è essenziale trovare una nicchia di mercato in cui la domanda non sia ancora stata del tutto soddisfatta. D'altra parte, non accetta un'idea di Silicon Valley mossa solo dal denaro: in un contesto dove un dipendente della multinazionale di turno porta parallelamente avanti un proprio progetto individuale - spesso nel garage sotto casa -, quello che si vive e si sente a pelle, al di là del giro d'affari, è lo spirito dei pionieri, della corsa all'oro, una frizzantezza ed un dinamismo unici: non solo desiderio di arricchirsi, ma di dare sfogo alla creatività, di spingere i confini del possibile un po' più in là, di creare qualcosa di nuovo e stupefacente.

Silicon Valley e Università di Padova: due identità.

Eppure, dopo tante avventure e anni all'estero, nessuno degli ospiti ha dimenticato l'Italia, o la propria università di provenienza. Consci delle mille differenze che animano l'America e l'Europa - vissute sulla propria pelle, nel bene e nel male -, ma anche dello spirito comune che anima due poli di conoscenza e innovazione, tutti e tre i relatori desiderano promuovere un continuo scambio a doppio senso di idee, modelli e pratiche fra Università di Padova e Silicon Valley.

Tutti e tre sono attivi all'interno del Chapter Alumni di San Francisco & Bay Area: proprio negli Stati Uniti la cultura delle Associazioni Alumni è fortissima, laddove gli ex-studenti partecipano in modo appassionato e capillare alla vita della propria Alma Mater. In questo contesto il Chapter di Alumni a San Francisco è stato fondato con una cena di fundraising in cui sono stati raccolti ben 17.000 dollari: il Chapter sta ora lavorando a una sede permanente del nostro Ateneo in Silicon Valley ed alla raccolta fondi per produrre una pièce teatrale su Elena Cornaro, prima donna laureata al mondo che da sempre incarna lo spirito di libertà e innovazione che l'Università di Padova condivide con la Valle del Silicio.

Il Chapter Alumni San Francisco & Bay Area è un esempio brillante di comunità animata da un'identità comune, identità che si nutre delle parti migliori di due mondi lontani e vicini. Chiude l'intervento Fabrizio Dughiero, con la consapevolezza che al giorno d'oggi lo spirito della "bottega rinascimentale" nato in Italia rivive proprio in Silicon Valley, e che l'Università di Padova, con la propria Associazione Alumni è già lì presente e ha tutte le potenzialità di far rinascere la bottega rinascimentale in casa, da questo lato dell'oceano.

Alumni unipd silicon valley

 

Per contattare il Chapter dell'Associazione Alumni nella West Coast, i contatti di riferimento sono i seguenti:

 

 

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