“Serve una cabina di regia”. Figure professionali e competenze per una gestione consapevole del paesaggio
Il 13 maggio 2020 si è tornato a parlare di paesaggio nell’ambito del webinar dal titolo “Il paesaggio oltre la finestra (I) – Gestione consapevole, con la partecipazione di circa un centinaio di utenti. L’incontro virtuale s’inserisce in un ciclo di seminari online organizzati dall’Associazione Alumni dell’Università di Padova e dal Dipartimento di Scienze storiche e geografiche dell’antichità (DiSSGeA), volti anche a presentare obiettivi e contenuti del nuovo corso di Laurea Magistrale in Scienze per il paesaggio, in partenza in prossimo anno (A.A. 2020/2021).
Nello scorso appuntamento del 6 maggio 2020, confinati dietro le nostre finestre, si è provato a fare una proiezione degli scenari futuri post lockdown; con questo incontro si è voluto andare oltre quella finestra per percorrere i territori dall’interno e quello che risulta chiaro su tutti i fronti è indubbiamente la necessità di figure capaci di sintetizzare la complessità su cui si articola il concetto di paesaggio e il paesaggio stesso.
Multidisciplinarietà e interdisciplinarietà sono le parole chiave emerse dagli interventi dei relatori: ed è su questi principi che si fonda l’avvio del nuovo corso di Laurea Magistrale, di cui è referente la prof.ssa Benedetta Castiglioni, moderatrice della discussione. Il webinar si è incentrato sulle competenze e le professionalità necessarie per una gestione consapevole del territorio. Ci hanno accompagnato in questo viaggio attraverso il paesaggio tre testimoni in rappresentanza di figure professionali che operano in questo ambito.
Giorgio Andrian, geografo e funzionario dell’UNESCO, si focalizza sulla mancanza di figure professionali che sappiano porsi come mediatori, capaci di leggere i diversi linguaggi territoriali e sintetizzarne la complessità a livello globale: il riferimento è ai siti patrimonio mondiale dell’umanità dell’UNESCO e, più in generale, a qualunque iniziativa di valorizzazione internazionale.
Andrian si sofferma inoltre sulla straordinaria evoluzione del concetto di paesaggio culturale. La prima definizione che troviamo compare nella Convenzione del Patrimonio Mondiale del 1972, che lo identifica come quel paesaggio il cui valore eccezionale universale sia stato riconosciuto da esperti del settore (pochi, ristretti, confinati). Negli anni tuttavia, anche attraverso convenzioni successive, l’interpretazione si allarga progressivamente, fino ad includere sotto lo stesso concetto di paesaggio culturale, “any landscape” senza particolari distinzioni, ponendo l’attenzione sul suo valore a livello sociale, a rinforzo del dualismo tra natura e cultura. Questa apertura complica le cose e rende ancor più determinante la presenza di una figura competente che sia in grado di cogliere, nei paesaggi, la loro funzione sociale e il loro ruolo nel dualismo tra natura e cultura. “Manca una figura capace di fare da cabina di regia”, rimarca Andrian. “La figura del paesaggista si pone come aiuto concreto per tutte quelle figure che popolano il palazzo di vetro e che non dispongono di strumenti idonei per la lettura degli elementi”.
L’UNESCO, grande incubatore mondiale all’interno del quale si sono svolte le discussioni per definire le diverse convenzioni sul tema, compresa quella europea del paesaggio, categorizza il paesaggio culturale all’interno della designazione dedicata al world heritage, di cui ricopre però solo il 10% (119 in totale, 8 in Italia) a riprova, ancora una volta, della difficoltà di definizione del concetto.
Ricollegandosi alla necessità di multidisciplinarità e interdisciplinarità per una corretta lettura del territorio, Pietro Zangheri, geologo professionista, spiega le innumerevoli prospettive da cui è possibile partire nell’analisi o nel monitoraggio di un progetto. Lavorare nell’ambito della pianificazione porta inevitabilmente a scontrarsi con altre professionalità che studiano il paesaggio da diversi punti di vista: dinamiche geologiche e geomorfologiche, lettura della geo-diversità, memoria storica (evoluzione storia antropica della terra), studio in ottica di tutela, di utilizzo e di evoluzione culturale. Ognuno di questi elementi è fondamentale per una lettura approfondita di ciò che ci circonda. Da qui ne deriva e si sottolinea, ancora una volta, la necessità di una sintesi multidisciplinare e interdisciplinare declinabile su più livelli.
Luigino Pirola, architetto paesaggista e docente universitario, specializzato nella progettazione di spazi aperti, racconta come nella sua professione sia fondamentale l’ascolto e la costruzione di un progetto sulla base dei concetti di cultura delle risorse, cultura dei luoghi e cultura delle comunità.
Lavorare in modo interdisciplinare consente di leggere il territorio e imparare molto, per poter creare un progetto che sia sintesi di tutte queste letture e che sappia quindi integrarsi al meglio, con coerenza, nella realtà che lo circonda. E’ un lavoro d’equipe nel quale le differenti competenze si rivelano strumenti di lavoro per il progettista che ha poi la responsabilità di sintetizzare tutti gli elementi.
Diventa decisivo non solo fissare i criteri per un riconoscimento, per uno studio e per una sintesi di tutte le parti, ma anche e soprattutto specificare gli estremi per una gestione consapevole, alla base della quale sono richieste competenze poco diffuse in Italia ma essenziali.
Chiudono il webinar gli interventi di Michelangelo Savino e di Mauro Varotto, in qualità di docenti referenti del nuovo corso di laurea, che spostano la bilancia sulle competenze determinanti per il monitoraggio e la gestione dei territori, in un momento successivo alla scrittura e alla realizzazione di un progetto.
Il nuovo Corso Magistrale di Scienze del Paesaggio, in linea con quanto affrontato finora, intende rispondere a questa sfida: la formazione di figure professionali in grado di coniugare al proprio interno diverse abilità, per la gestione a 360° di tutti gli aspetti che gravitano intorno al concetto di paesaggio.
I prossimi appuntamenti affronteranno nuove rappresentazioni legate ai concetti di valorizzazione (20 maggio 2020) e sensibilizzazione (27 maggio 2020) con l’obiettivo di tracciare un percorso il più possibile completo e cosciente sul tema.