«Le vite delle persone non sono comprimibili in un racconto storico»: com’è andato “Raccontare il territorio: vite sospese”

12 Ottobre 2021 Associazione Alumni_admin Categories news, Senza categoria

Lo scorso 5 ottobre 2021 si è tenuto l’incontro “Raccontare il territorio: vite sospese”, in occasione del conferimento della terza edizione del “Premio Angelo Ferro per la cultura padovana“, istituito dall’Associazione “Padova e il suo territorio” in collaborazione con le Associazioni Alumni e Amici dell'Università di Padova e su iniziativa di Sergia Jessi Ferro per onorare la memoria del marito Angelo Ferro.

Antonio Spinelli, laurea in scienze storiche, attualmente docente di scuola secondaria superiore, è il vincitore della terza edizione del Premio, che con la tesi magistrale “Vite sospese. Gli ebrei stranieri in provincia di Padova (1933-1945) ha dato voce a un capitolo oscuro ma ricco di spunti di riflessione della città di Padova. Il progetto vincitore è stato premiato per la qualità della scrittura – Spinelli, non a caso, non è nuovo alla pubblicazione divulgativa –, per la metodologia di ricerca adottata – rigorosa e variegata – e la ricca documentazione presentata.

L’incontro ha visto la partecipazione di Antonio Cortellazzo, Presidente dell’Associazione Padova e il suo Territorio, Isabella Zotti Minici e Guglielmo Bedeschi, Consiglieri rispettivamente delle Associazioni Alumni e Amici dell’Università degli Studi di Padova, Sergia Jessi Ferro, storica dell’arte e pubblicista e Anna Soatto, Consigliera dell’Associazione "Padova e il suo Territorio" e Segretaria della Commissione Giudicatrice del Premio.

La moderazione dell’incontro è stata affidata a Carlo Fumian, professore ordinario di Storia Contemporanea all’Università di Padova, ed è stato ospitato un momento di dibattito che ha coinvolto Giulia Albanese, Antonio Spinelli e Gianni Parenzo, Presidente della Comunità Ebraica di Padova. Non è mancato il vivido ricordo di Angelo Ferro, distintosi per il suo grande impegno nel territorio padovano nei più svariati ambiti di interesse, dal campo culturale a quello assistenziale.

Giulia Albanese, professoressa associata di Storia Contemporanea all’Università di Padova e relatrice della tesi vincitrice, ha raccontato il libro Il rifugio precario: gli esuli in Italia dal 1933 al 1945 dello studioso tedesco Klaus Voigt, pubblicato quando ancora gli studi sul tema non erano frequenti, quale punto di partenza e ispirazione per il lavoro di tesi di Antonio Spinelli.

Un nucleo ispiratore di tale lavoro è la passione per le vite delle persone, la microstoria, la vicinanza che ci lega a teli figure nonostante la distanza storica: molte di queste persone sono state studenti e studentesse all’Università di Padova, lo stesso Ateneo che ospita oggi l’incontro.

“Il nostro Ateneo – ricorda Albanese – non è stato risparmiato dalla persecuzione né dalla discriminazione di Stato, né si è risparmiato dal farvi fronte: l’Università di Padova, come molti sanno, è medaglia d’oro per la Resistenza”. Padova, infatti, ha una lunga storia di tolleranza: non solo l’Ateneo patavino è stato ed è uno dei centri universitari più ambiti in Europa, distintosi anche in quel difficile periodo storico, ma fu l’unico in Europa a partire dal XVI secolo ad ammettere alla laurea studenti ebrei, tanto che, tra il XVI e la fine del XVIII secolo, l’Università di Padova divenne il più grande centro di insegnamento in Europa per gli studiosi ebrei.

Questa passione di Spinelli per gli aspetti microstorici appare quanto mai vivida dalle sue parole; “attraverso le singole vite illuminiamo la storia intera. Le persone scompaiono nelle categorie, ma raccontandone le storie personali riusciamo a comprendere le più ampie vicende che accorsero in determinati e cruciali periodi. Le vite non sono mai comprimibili, sebbene si cerchi di cristallizzarle e catalogarle per facilitarne la comprensione.”

“In realtà, per usare un'immagine di Christa Wolf, trasformare la vita delle persone in una ricostruzione storica può purtroppo portare a svuotarle del significato, renderle “statue di sale” e ucciderle. Per questo nel mio elaborato ho tentato di darne quanto più risalto possibile, escludendone la generalizzazione in cluster.”

Anche Gianni Parenzo, Presidente della Comunità Ebraica di Padova, ha arricchito l’incontro offrendo la sua preziosa testimonianza intrisa di vicende relative al contesto politico della città in quegli anni bui. L’evento si è poi concluso con l’intervento di Antonio Rigon, professore di Scienze Storiche dell’Università di Padova e componente della commissione giudicatrice, che ha voluto evidenziare l’altro valore storico della ricerca di Spinelli.

L’incontro è stato anche occasione di lancio del bando per la quarta edizione del Premio di laurea “Angelo Ferro per la cultura padovana”; per chi vorrà concorrere, la domanda di partecipazione dovrà essere presentata entro il 28 gennaio 2022.


Le motivazioni della Giuria di Valutazione:

La tesi magistrale del dott. Antonio Spinelli offre una ricchissima documentazione sulle difficili condizioni di vita e sui destini quasi sempre purtroppo amari o tragici degli ebrei non cittadini italiani presenti durante il secondo conflitto mondiale nel Veneto e in particolare nella Provincia di Padova, cioè in una città e in un territorio in cui era particolarmente diffusa l’immigrazione di rifugio dai paesi dell’est europeo.

Preceduta da un’ampia introduzione dedicata alla presentazione e discussione di aspetti metodologici generali relativi al rapporto tra storia individuale e contesti generali, in una prospettiva che evidenzia la legittimità e la fecondità dell’intreccio tra i due piani, la ricerca è frutto di una capillare indagine negli archivi pubblici e privati non solo veneti e offre il quadro di una complessa e dolorosa realtà sociale i cui lineamenti non devono andare dispersi. In particolare, tra luci ed ombre, Padova appare una città di passaggio per molti ebrei in fuga da vari paesi d’Europa, di riparo e di mediazione burocratica tra speranze di salvezza e ignobile condanna all’internamento e al lager.

Condotta con sobrietà e con sicurezza di metodo la tesi segue, sulla traccia dei documenti, il vissuto di un numero cospicuo di persone straniere in Italia e quindi non ha solo dimensione locale ma europea aprendo la strada anche a ulteriori future ricerche.

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