Greta Beltramini: il ritorno anticipato dalla Sierra Leone, causa Covid-19

17 Aprile 2020 Associazione Alumni_admin Categories Interviste Medicina, news

Greta Beltramini, 23enne di Cividale del Friuli (Udine) si è laureata in ostetricia lo scorso novembre 2019 ed è la vincitrice del Premio di Laurea “Irma Battistuzzi” 2019, che ogni anno permette a una giovane ostetrica della nostra Università di vivere un’esperienza fuori dal comune, prendendo parte a un tirocinio in Africa, presso una struttura dove opera Medici con l’Africa Cuamm.

Greta è partita per la Sierra Leone lo scorso 24 febbraio 2020, ma a causa dell’emergenza sanitaria in corso è dovuta rientrare in Italia prima del termine previsto. Con lei abbiamo ripercorso alcune tappe del viaggio, le emozioni che le ha suscitato e cosa ha appreso professionalmente.

L’arrivo in Sierra Leone

Bo è la seconda città più grande della Sierra Leone, un piccolo paese dell’Africa orientale che affaccia sull’Oceano Atlantico, quattromila chilometri più a sud dell’ultimo scampolo di Europa (le isole Canarie). Grande più o meno come il Nord Italia, è una delle nazioni più povere del mondo e nonostante negli ultimi anni si sia assistito a una moderata ripresa economica, il peso della truculenta guerra civile terminata quasi vent’anni fa ancora pesa sulle spalle del Paese.

Strada che congiunge il centro di Bo alla periferia, insolitamente vuota per il Cleaning Day: una volta al mese, gli abitanti della Sierra Leone puliscono le proprie città per migliorare le condizioni igieniche

La situazione sanitaria in Sierra Leone è drammatica, con poche farmacie sguarnite di medicinali e cliniche locali carenti. Esistono però alcune strutture ospedaliere gestite da ONG e da religiosi italiani, che vantano standard sanitari elevati: è il caso dell’ospedale di Bo, dove opera Cuamm Medici per l’Africa, associazione presente nel Paese dal 2012, attiva in particolar modo nella tutela della salute delle donne e dei bambini.

“Sono atterrata a Freetown, la capitale, il 25 febbraio”, ci racconta Greta. “Da lì ho viaggiato per quattro ore, accompagnata da alcune guide locali, fino a Bo. Ho ricevuto una calorosa accoglienza e sono rimasta entusiasta dell’ottima organizzazione di ogni aspetto del mio tirocinio. A Bo mi aspettavano, tra tutti, una coppia di italiani: lui (Pietro) addetto alla logistica, lei (Martina) ostetrica in Sala Parto e mia tutor per il tirocinio.”

Scorcio del mercato di Bo, seconda città più popolosa della Sierra Leone

“Intuendo il mio spaesamento iniziale, mi hanno aiutata molto a orientarmi, a spiegarmi la ragione che stava dietro le scelte organizzative della struttura sanitaria o, banalmente, a farmi sentire a casa, per esempio invitandomi a cena. Per questo posso dire che sono stati fondamentali per superare tutti i timori e i problemi iniziali di questa mia esperienza, e li ringrazierò sempre! Sono poi riuscita ad allargare i miei contatti ad alcune persone del luogo, con le quali ho potuto vivere i luoghi di Bo, come il colorato e caratteristico mercato cittadino o le passeggiate fuori città lungo le strade rossastre di terra battuta”.

La vita in ospedale

“La maggior parte del mio tempo in Sierra Leone, però, l’ho trascorso in ospedale” ci spiega Greta.Pur non avendo rigidi vincoli di orari, cercavo di imparare quanto più potevo. A partire dal briefing alle 8.30 del mattino, quando il medico e l'équipe discutevano i casi interessanti della nottata, fino alla sala parto, in cui rimanevo fino al pomeriggio, dove ho conosciuto diverse colleghe e appreso come avviene la gestione sanitaria in contesti tanto diversi da quello italiano.

“Tra le principali differenze con il sistema da cui provenivo, mi ha colpito la presenza di figure sanitarie che non hanno però un corrispettivo nelle strutture italiane, diverse principalmente per il percorso di studio svolto. Un esempio chiaro è la figura sierralonese del SACHO, assistente del medico che ha intrapreso le studio triennale del corso di medicina per poi completarlo con altri due anni di pratica svolta in sala operatoria. Questa figura sanitaria è stata istituita con l’obiettivo di diminuire il carico di lavoro dei medici in un contesto a basse risorse.”

“Inoltre, ho riscontrato una particolare attenzione, nella formazione ostetrica, agli aspetti patologici più che a quelli fisiologici, con la tendenza a prestare la massima attenzione a ricercare e individuare problematiche, anche in parti di per sé privi di complicazioni. Forse, a causa del fatto che il contesto sierraleonese è caratterizzato da una elevatissima mortalità infantile e dalla difficoltà di accedere a cure sanitarie di livello, familiari e sanitari prestano la massima attenzione a un qualsiasi segno premonitore di possibili complicazioni e future problematiche.”

La sala parto dell'ospedale di Bo, dove Greta ha lavorato come ostetrica

“Ma, più di tutto, mi ha colpito realizzare come i presidi medico-chirurgici non siano illimitati: mentre in Italia, durante i miei tirocini, potevo aprire un cassetto e trovare tutto ciò di cui avevo bisogno, a Bo c'era una scatola con tutti i dispositivi che sarebbero dovuti durare per l’intera settimana. Ho dovuto quindi imparare a usare con saggezza i guanti o le siringhe, facendone un uso estremamente accorto e limitando al massimo ogni possibile spreco o inefficienza. Tutto ciò mi ha colpito molto: per quanto gli operatori sanitari possano dedicare anima e corpo al loro lavoro, rimanendo in ospedale ben oltre i turni previsti, alcune risorse – di tipo materiale – non sono sostituibili dalla buona volontà”.

Il rientro in Italia

“Sarei dovuta tornare in Italia il 25 aprile, ma sono rientrata un mese prima, il 20 marzo. Ovviamente, è stata la cosa più giusta da fare, ma sono comunque dispiaciuta. L’esperienza è stata molto positiva e avrei avuto ancora molto da imparare e occasioni per mettermi alla prova”.

Giulia Benedetti, sostenitrice del Premio e figlia di Irma Battistuzzi, a cui è intitolato il premio, ha commentato accorata il rientro di Greta, della quale ha colto tanto lo sconforto quanto la lucidità e la prontezza d’animo nell’affrontare con risolutezza un viaggio di ritorno emergenziale e poco convenzionale. “Ho parlato con Greta al suo ritorno e sono fermamente convinta che quest’esperienza le abbia consentito di rafforzare la consapevolezza sulla rapidità dei cambiamenti di scenario, la capacità di reagire con decisioni repentine e di mettere in gioco il conseguente, necessario, personale spirito di adattamento”.

Giardino interno dell'Ospedale di Bo, dove opera Medici con l'Africa Cuamm

Sono decine di migliaia i casi di Coronavirus in Africa, di cui oltre la metà nella regione subsahariana. L’emergenza sanitaria legata alla diffusione del Covid-19 rischia di avere un impatto disastroso sul continente, dove il nodo più critico riguarda la fragilità dei sistemi sanitari locali. Dei 52 Paesi coinvolti, in sei di essi (Angola, Etiopia, Mozambico, Repubblica Centrafricana, Tanzania e Uganda) opera Medici con l’Africa Cuamm, che sta lavorando con le autorità sanitarie locali per preparare il Paese alla gestione dell'epidemia, sia a livello di supporto ai Ministeri locali, sia in termini di predisposizione di piani di contenimento negli ospedali e nelle comunità in cui è presente. In Sierra Leone, per esempio, Medici per l’Africa Cuamm fa parte della task force nazionale per il contenimento del virus e, avendo in carico la gestione delle ambulanze del servizio nazionale di emergenza e urgenza, ha già disposto la creazione di mezzi dedicati al prelievo di pazienti sospetti CoVid-19.

“Questa esperienza – resa possibile dal Premio Battistuzzi - ha rimosso in me un ostacolo mentale, perché prima non avrei mai pensato al lavoro in progetti umanitari come un possibile percorso di carriera” ci dice Greta. “Ora è sicuramente una possibilità, ho visto com'è e so di poterlo fare. Al momento, mi sono resa disponibile, come molti altri colleghi e colleghe, per contribuire alla gestione dell'emergenza Coronavirus in Italia. Superata questa fase… Vedremo cosa mi riserva il futuro!”

 

 


Il Premio Battistuzzi è uno degli strumenti con cui la nostra Associazione vuole valorizzare il merito e le eccellenze. Se vuoi aiutarci a sostenere gli studenti meritevoli durante il loro percorso, o i laureati e laureate per l’acume e la capacità di innovazione dimostrati, se sei interessato o interessata a partecipare al concorso per uno di questi premi, visita la nostra pagina dedicata.


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